Quando l’arte denuncia la violenza sulle donne: 6 opere da conoscere

La violenza sulle donne non ha mai smesso di essere una ferita aperta della società, ecco come la raccontano gli artisti

Non bisogna aspettare il 25 novembre per parlare di violenza sulle donne, come non bisogna aspettare l’8 marzo per ricordarci che le donne non sono inferiori all’uomo.

Troppo spesso si relega la riflessione su queste tematiche a due misere giornate, in cui ognuno dice la sua e, fino all’anno dopo, non se ne parla più.

Oggi è un giorno qualsiasi, e noi vogliamo parlarne lo stesso, anzi, vogliamo mostrarvi la violenza sulle donne attraverso alcune opere d’arte.

Nel corso dei secoli la figura femminile ha dovuto subire stupri e violenze, e molti artisti hanno rappresentato, chi su tela, chi attraverso sculture, installazioni o performance, le emozioni rovinose legate a queste violenze.

Scopriamo quali sono le sei opere che riescono a raccontare al meglio il dramma della violenza sulle donne.

Le 6 opere che raccontano la violenza sulle donne

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dà una definizione chiara di violenza sulle donne, indicandola come:

“Qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata.

A tale proposito, bisogna ricordare che in passato non c’era alcuna legge a tutela delle donne, non c’era via d’uscita a livello legale, e le donne si ritrovavano a sopportare in silenzio.

In questo senso, abbiamo fatto dei passi avanti e dobbiamo continuare a farne affinché questo fenomeno possa scomparire per sempre.

Ma veniamo ora alla nostra lista di opere più importanti e rappresentative legate a questo argomento doloroso e cominciamo con il nome di una donna artista: Artemisia Gentileschi.

Susanna e i Vecchioni – Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi è stata una pittrice italiana, vissuta tra il 1593 e il 1656 e conobbe la violenza sulla sua pelle. Infatti, venne violentata da quello che doveva essere uno dei suoi maestri Agostino Tassi, nonché amico del padre della giovane. L’uomo la violentò nel 1611 e Artemisia non esitò a parlare e raccontare il fatto, arrivando a esporre il caso davanti a un giudice:

 “Serrò la camera a chiave e dopo serrata mi buttò su la sponda del letto dandomi con una mano sul petto, mi mise un ginocchio fra le cosce ch’io non potessi serrarle et alzatomi li panni, che ci fece grandissima fatiga per alzarmeli, mi mise una mano con un fazzoletto alla gola et alla bocca acciò non gridassi e le mani quali prima mi teneva con l’altra mano mi le lasciò, avendo esso prima messo tutti doi li ginocchi tra le mie gambe et appuntendomi il membro alla natura cominciò a spingere e lo mise dentro. E li sgraffignai il viso e li strappai li capelli et avanti che lo mettesse dentro anco gli detti una stretta al membro che gli ne levai anco un pezzo di carne”

Susanna e i Vecchioni, Artemisia Gentileschi
Susanna e i Vecchioni, Artemisia Gentileschi – artepassante.it

Nel quadro Susanna e i Vecchioni, vediamo probabilmente parte di questo evento traumatico. L’opera rappresenta Susanna, una giovane donna che stava facendo il bagno nei giardini di casa sua, importunata da due amici del marito che decidono di disturbarla in quel momento intimo.

I due sono giudici della comunità ebraica di Babilonia e Susanna cerca di opporsi alle loro molestie. I due, allora, minacciano di accusarla di tradimento e di testimoniare di averla vista con un giovane amante. Nonostante questo Susanna non cede e i due vecchi mantengono la promessa fatta: la denunciano per adulterio e lei viene condannata alla lapidazione. Solo l’intervento del profeta Daniele salverà Susanna dalla morte.

Tarquinio e Lucrezia – Tintoretto

In quest’opera vediamo Lucrezia, moglie del politico romano Collantino che cerca di respingere Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Superbo. L’uomo le mette una mano al collo e la minaccia con una spada. Lo stupro, purtroppo, avviene e la giovane, sopraffatta dall’evento doloroso, deciderà di suicidarsi poco dopo.

Inoltre, anche Tintoretto rappresentò su Tela, prima di Artemisia, la giovane Susanna spiata dai Vecchioni, me nella scena da lui immortalata pare non essere ancora consapevole di essere osservata dai due uomini.

Lo stupro – Edgar Degas

Una donna è seduta di spalle con le spalle ricurve e il suo corsetto giace per terra, poco distante.

Il suo aggressore la sta guardando fisso, bloccandole la via d’uscita mentre la donna tiene gli occhi chiusi e si cela dalla vista dell’uomo dandogli le spalle, forse per non essere costretta a guardarlo.

L’intimità della stanza da letto della giovane è stata violata da quell’uomo che ora la tiene prigioniera nella sua stessa camera, nel suo stesso corpo.

Ratto di Proserpina – Gianlorenzo Bernini

Dettaglio mano della scultura Ratto di Proserpina
Dettaglio della scultura Ratto di Proserpina – Creative Commons Attribution- Share Alike 4.0 – artepassante.it

Il rapimento di Proserpina da parte di Plutone, dio degli Inferi, è un mito che vede come protagonista Proserpina, figlia di Cerere, che viene rapita e trascinata nell’Ade.

Si tratta di una scultura che racconta perfettamente il dramma e i tentativi della giovane di liberarsi dalla presa di Plutone. La presa del dio sulla coscia della giovane è un esempio del talento di Bernini nel rendere vive le sue opere, infatti le dita si conficcano nella carne della giovane nel tentativo di trattenerla con violenza.

Anche Rembrandt, nel 1632, ha rappresentato questa scena dolorosa, optando per un quadro dalle tinte scure in cui Proserpina viene strappata via dalle acque del lago.

Unos cuantos piquetitos – Frida Kahlo

Frida Kahlo non ha bisogno di presentazioni, come ben saprete ha dedicato la sua vita a lottare per le donne.

In quest’opera del 1935, l’artista denuncia attraverso il quadro un avvenimento che l’aveva sconvolta: un uomo aveva ucciso la moglie, per poi giustificarsi dicendo di averle dato solo qualche bacetto.

Ecco, quindi, che Frida ha rappresentato su tela il corpo martoriato della vittima, con riportate le parole dell’assassino, come a rimarcare come “i suoi bacetti”, in realtà, fossero coltellate che le hanno tolto la vita.

Rhytm 0 – Marina Abramović

Si tratta di un esempio di performance artistica che ha fatto il giro del mondo. Infatti, non fa riflettere solo sulla violenza nei confronti delle donne, ma di quanto persone comuni, in determinate situazioni, possano dimostrarsi violente, senza una motivazione apparente, ma solo perché condizionate da ciò che stanno vivendo.

Una sorta di campanello d’allarme, che mette in luce il lato oscuro degli esseri umani.

L’artista ha deciso di rimanere immobile davanti alle persone presenti alla sua mostra e di dare loro degli strumenti con cui potevano interagire senza restrizioni con il suo corpo. Lei sarebbe sempre rimasta immobile senza opporre resistenza. I 72 oggetti comprendevano: una rosa, dell’acqua, un coltello e una pistola carica.

All’inizio nessuno le fece del male, poi però le interazioni cominciarono a farsi più violente: un uomo le fece una ferita sul collo e le leccò via il sangue, e qualcuno arrivò a puntarle la pistola carica alla tempia. Nessuno dei partecipanti rimase fino alla fine per confrontarsi con l’artista e parlare di quanto accaduto. Si tratta di uno degli esempi di oggettivazione del corpo femminile più importante che l’arte abbia mai offerto.

Questi quadri, sculture e performance, mettono in luce come la violenza sulle donne sia stata una ferita sanguinante in ogni epoca, una ferita che ancora oggi non è stata in grado di chiudersi del tutto. La speranza è che prima o poi lo faccia, anche grazie al potere delle opere che continueranno a denunciarla.

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