Settembre è ormai alle porte, ma ancora non siamo pronti per una nuova legge di bilancio: ecco come stanno messi i conti e cosa non torna.
Il 20 settembre è la data ufficiale, nella quale il Governo dovrà pronunciarsi in merito alla legge di Bilancio 2025, presentando un piano strutturale di bilancio. Se già l’anno scorso è stato un anno incerto, pieno di dubbi, e con un’enorme disagio relativo ai conti pubblici, quest’anno non sembra affatto andare meglio.
La scorsa legge di Bilancio – la prima totalmente made in Meloni, perché quella del mandato precedente era stata una sorta di replica di quella di Draghi per via della mancanza di tempo – ha avuto un impatto di circa 20 miliardi per buona parte finanziato in deficit.
Tutto ciò che era stato pronunciato per quest’anno, andrà in scadenza, e il problema sembra essere che i conti non sono migliorati: ciò ci fa immaginare un 2025 non privo di problemi, ma anzi un anno in cui si avrà sempre più bisogno di assistenza e le ore lavorative aumenteranno per gran parte dei cittadini se vorranno arrivare a fine mese.
Nella legge di Bilancio 2025 serviranno una ventina di miliardi solo per rifinanziare le misure in scadenza, pena la diminuzione degli stipendi per circa 16 milioni lavoratori, tasse più alte e quindi ancora meno soldi per le famiglie e le fasce più in difficoltà. Per questo motivo, ci dovremmo almeno augurare che il governo decida di continuare con le direttive scorse, perché quelle briciole di forme di assistenzialismo sono servite a dare una spinta a tutte quelle famiglie che altrimenti avrebbero patito ancora di più i danni dell’inflazione.
Il problema è uno: a differenza del passato, l’Italia, essendo sotto procedura di infrazione per debito eccessivo, non potrà ricorrere al deficit per finanziare le varie voci della manovra. In questo senso, per la prima volta, se si deciderà di spendere un tot, al tempo stesso quel tot sarà dovuto entrare durante l’anno, nessun prestito. A questi 20 miliardi stimati, anche solo per confermare i provvedimenti che stanno per entrare in scadenza, si devono poi aggiungere gli altri miliardi che staranno per essere concordati con la Commissione Europea.
Si tratta di circa 12miliardi annui di tagli alla spesa pubblica. Insomma, una vera situazione da incubo di cui purtroppo se ne parla ancora poco, anche per via delle ferie di agosto, unico momento in cui gli italiani si tirano fuori dai problemi e vanno in vacanza per non pensare a tutto l’accumulo di pensieri acquisito durante l’anno.
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