Circa 200.000 lavoratori interessati dal nuovo contratto di lavoro. Cosa cambia in termini salariali e per ciò che concerne lo smart working.
La prima bozza del nuovo contratto di lavoro per una vasta platea di dipendenti, in Italia, non può che suscitare grande fiducia e grandi aspettative. Nel nuovo accordo, infatti, si vanno a rivedere le condizioni economiche, ma anche la possibilità di aderire allo smart working. Ecco tutte le novità.
L’Italia vive un lungo periodo di crisi economica e finanziaria che ha fiaccato e sta fiaccando gli italiani. L’inflazione, infatti, ha comportato un aumento considerevole di beni e servizi. Dall’energia, con le bollette di luce e gas alle stelle, passando per i carburanti, con diesel e benzina spesso ben oltre i due euro al litro. E anche i beni di prima necessità, come quelli alimentari hanno subito dei rincari.
La notizia che una larga fetta di lavoratori italiani possa godere, come vedremo di qui a breve, di robusti aumenti di stipendio, dunque, non può che essere salutata con favore. Migliori trattamenti economici per i lavoratori significano migliori condizioni e opportunità per le famiglie.
Non solo, però. Sì perché si va a ridiscutere il concetto di smart working, una forma di lavoro che l’Europa conosce e applica ormai da decenni e che in Italia abbiamo conosciuto, di fatto, solo con la pandemia da Covid-19. Una forma di lavoro che, peraltro, registra ancora tante opposizioni da parte di chi crede che non alimenti, ma, anzi, faccia diminuire, la produttività. Vediamo, allora, quali sono tutte le novità.
A poter esultare, sono i dipendenti pubblici del settore “Funzioni centrali”. Questo settore comprende circa 200.000 lavoratori, tra cui dipendenti dei Ministeri, delle Agenzie fiscali e di enti economici e previdenziali come INPS e INAIL. Il documento prevede un incremento delle opportunità di smart working per specifiche categorie di lavoratori, eliminando il requisito che la maggior parte del lavoro debba essere svolta in presenza. In particolare, potranno usufruire di questa opportunità i lavoratori con specifiche esigenze di salute, coloro che assistono familiari disabili o in gravi condizioni ai sensi della Legge 104 e i genitori con bambini piccoli.
Si dovrà poi affrontare lo spinoso problema della perdita della contribuzione per i dipendenti pubblici con stipendi superiori ai 35.000 euro lordi. Questo taglio del cuneo contributivo, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), equivale a 1.100 euro netti l’anno. Per ciò che concerne gli aumenti di stipendio, alcuni Sindacati chiedono maggiori risorse sul punto, con l’obiettivo di strappare un ulteriore 0,5 per cento, oltre al 5,78% già finanziato nella manovra dell’anno scorso.
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