Il capolavoro di uno dei fuoriclasse della pittura, Tiziano. Cosa c’è dietro la storia della Venere di Urbino, oggi agli Uffizi?
119 centimetri per 165 centimetri di pura poesia. Di pura arte. Parliamo della “Venere di Urbino”, opera databile al 1538 e realizzata dal grande artista Tiziano Vecellio. Uno dei tanti tesori conservati presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Uno dei quadri più famosi al mondo e anche tra i più affascinanti, vista la storia intrigante che porta con sé da secoli.
Il dipinto celebra la donna a 360 gradi. In tutta la sua bellezza. In tutte le sue peculiarità. Un simbolo di amore, di bellezza e di fertilità. Un gioco di allusioni e significati che, negli anni, ha ispirato moltissimi altri artisti. Da Ingras a Manet, passando per Goya. Insomma, la perla di un vero e proprio fuoriclasse della pittura.
Com’è noto, nel Rinascimento, i grandi artisti spesso lavoravano per i mecenati di varie zone d’Italia, che si avvalevano dei servigi di questi pittori, di questi scultori, dietro lauto compenso. In questo caso, il dipinto fu commissionato dal rampollo del Ducato di Urbino Guidobaldo II della Rovere.
Una donna rappresentata, secondo i criteri mitologici che, con la posa, con lo sguardo, gioca molto sulla sensualità e sulla seduzione. I toni scuri o freddi dello sfondo fanno inoltre risaltare il calore delle luminose carni femminili. Una mano, peraltro, rimane appoggiata a coprire, quasi del tutto, ma non totalmente, il pube. Questo e altri dettagli rendono oggi la Venere di Urbino uno dei capisaldi dell’arte italiana.
La storia segreta della Venere di Urbino
Ma la Venere di Urbino è così apprezzata, non solo per la sua indiscutibile qualità artistica. Ma anche per la storia, i richiami e i rimandi che porta con sé. Come detto, il quadro fu acquistato da Guidobaldo II della Rovere direttamente da Tiziano, non senza fatica, viste le difficoltà economiche. Ma il nobile era davvero ossessionato da questo dipinto.
Il dipinto, infatti, ritrae una giovane sposa, pronta per partecipare alla cerimonia veneziana del “toccamano”, ossia un rito in cu le giovani donne, toccando la mano del futuro sposo, esprimessero il loro consenso alle nozze. Si tratta, come accennato, di una esaltazione dell’amore, ma anche della sessualità. Sul davanzale della finestra, un vaso di mirto, pianta associata a Venere, allude ulteriormente alla costanza in amore. Ma lo sguardo ammiccante della Venere, totalmente nuda, non può che suscitare attenzioni molto più carnali.
Per lungo tempo, il dipinto fu esposto nella Tribuna degli Uffizi accanto alla Venere de’ Medici, probabilmente per confrontare le due bellezze: quella classica e ideale della statua antica e quella moderna e carnale dipinta da Tiziano. Nel 2013, il “trasloco” per via dell’operazione di riallestimento degli Uffizi. Al suo rientro è stata collocata in una nuova, grande sala dedicata esclusivamente a Tiziano al primo piano del museo, lungo l'”infilata” del corridoio di Ponente.