Gustave Courbet è considerato il padre del realismo. Scopriamo insieme la vita, lo stile e le opere principali del grande pittore francese
Gustave Courbet (Ornans, 1819 – La Tour-de-Peilz, 1877) è considerato il padre del realismo, movimento artistico a cui si dedicò tra il 1848 e il 1855.
La seconda metà dell’Ottocento fu un periodo cruciale per l’Europa, segnato da forti tensioni politiche a partire dai moti rivoluzionari del 1848.
In questo contesto, il movimento realista si affermò intorno al 1850 e rimase dominante fino agli anni 1870-80, trovando la sua espressione più compiuta in Francia. Questo movimento artistico rappresentava una rottura con il classicismo conservatore e accademico.
Il realismo mirava a rappresentare fedelmente e oggettivamente la realtà del proprio tempo senza idealizzazioni. Courbet fu il principale interprete di questo movimento, scegliendo soggetti tratti dalla vita quotidiana e raccontando la contemporaneità con grande consapevolezza.
Gustave Courbet fu senza dubbio un pioniere del mutamento radicale dei valori che il realismo provocò intorno alla metà dell’Ottocento. Questo ruolo glielo riconobbe Guillaume Apollinaire nel 1912, quando nelle sue meditazioni intorno ai pittori cubisti proclamò senza riserve che “Courbet è il padre dei nuovi pittori”; ed è una paternità che ancora oggi è facile riconoscere davanti ai suoi lavori.
Gustave Courbet nacque a Ornans, nella regione della Franca Contea, il 10 giugno 1819. Proveniva da una famiglia benestante, con un padre possidente terriero.
La sua infanzia fu serena, cresciuto con le sue amate sorelle e circondato da paesaggi splendidi che svilupparono in lui una grande sensibilità verso la natura. La sua formazione artistica fu irregolare: nel 1837 si trasferì a Besançon per iniziare i suoi studi pittorici, ispirandosi probabilmente ai maestri romantici precedenti. La capitale francese, Parigi, attirò presto il giovane Courbet, che aveva un temperamento curioso e vivace.
Nel 1840 si trasferì a Parigi, dove frequentò molti intellettuali e divenne amico del poeta Charles Baudelaire e del critico Jules Champfleury. Sostenne anche apertamente il filosofo anarchico Pierre Joseph Proudhon.
Courbet era un assiduo frequentatore di birrerie e osterie, specialmente della famosa brasserie Andler di Parigi, dove si incontrava con amici e intellettuali. Con loro avrebbe contribuito a dare forma al nascente movimento realista.
Una delle sue prime opere, Autoritratto con la pipa (1847), dimostra la sua scelta di vivere come un bohémien, rifiutando il contesto accademico francese, che trovava troppo restrittivo e distante dalla realtà che voleva rappresentare.
Courbet non ebbe un vero maestro: imparò a dipingere osservando da vicino la realtà, copiando opere al Louvre, studiando Caravaggio, i pittori fiamminghi, i veneziani e gli olandesi del Seicento, e lasciandosi ispirare dagli spagnoli Velázquez e Murillo.
La vita a Parigi fu molto stimolante per lui, in un periodo di grande crescita economica e industriale. I moti del 1848 segnarono l’inizio di un’ondata rivoluzionaria in Europa. Courbet fu colpito dagli ideali del ’48, ma non partecipò attivamente, rimanendo più ai margini come spettatore.
Nonostante fosse legato a Ornans, Courbet chiese spesso sostegno economico ai suoi genitori. Le sue tendenze anti-accademiche gli causarono difficoltà nell’ambiente artistico parigino e le sue vendite inizialmente furono poche. Grazie al supporto familiare, riuscì a viaggiare, visitando l’Olanda e il Belgio nel 1847 per approfondire la sua conoscenza della pittura fiamminga.
Courbet non riusciva a farsi riconoscere come artista affermato. Inviò opere ai Salon parigini, ma fu spesso rifiutato. Solo nel 1844 riuscì a far accettare Autoritratto con il cane nero, ma fu un’eccezione.
La sua occasione arrivò con la caduta di Luigi Filippo e la proclamazione della Seconda Repubblica, che abolì la giuria del Salon. Dopo cena a Ornans (1849) fu esposto con successo e acquistato dallo Stato francese. T
ornato a Ornans, dipinse tre grandi tele fondamentali per il realismo: “Gli spaccapietre”, “Funerale a Ornans” e “I contadini di Flagey di ritorno dalla fiera”. Queste opere, esposte nei Salon del 1850 e del 1852, dimostrarono la sua maturazione politica e artistica.
Nel 1854 iniziò a lavorare all’“Atelier del pittore”, ma l’opera fu rifiutata dal Salon a causa delle sue dimensioni. Courbet rispose con il “Padiglione del Realismo” durante l’Esposizione Universale del 1855, sfidando apertamente l’Accademia. Qui espose le sue opere più importanti, ispirate alla vita contemporanea.
Tra il 1865 e il 1869, Courbet trascorse le estati in Normandia, sviluppando il suo interesse per la pittura di paesaggio, culminando nella celebre serie delle “Onde”.
Con la caduta di Napoleone III e l’istituzione della Terza Repubblica, Courbet entrò attivamente in politica, diventando presidente della Federazione degli artisti e membro del Consiglio della Comune. Dopo aver sostenuto l’abbattimento della Colonna Vendôme, fu arrestato e condannato a sei mesi di carcere.
Dopo una seconda condanna, scelse l’esilio in Svizzera, a La Tour-de-Peilz, dove continuò a dipingere fino alla sua morte il 31 dicembre 1877.
Gustave Courbet iniziò a dipingere negli anni Quaranta con uno stile ancora timido, ispirato ai maestri romantici come Eugène Delacroix e Théodore Géricault. In questo periodo, la sua produzione era principalmente dedicata ai ritratti: raffigurò più volte sua sorella Juliette e ritrasse l’amico Charles Baudelaire mentre scriveva. Courbet stesso si ritrasse in vari autoritratti, come nel suo “Autoritratto con la pipa”, dove appare come un artista bohemien, con uno sguardo intenso e sensuale. Un altro esempio è “Autoritratto con il cane nero” (1842), che riuscì ad esporre a Parigi nel 1844.
A causa delle pose informali e delle rappresentazioni ordinarie dei suoi soggetti, le opere di Courbet venivano spesso rifiutate dai Salons fino alla fine degli anni Quaranta. Dopo lo scoppio dei moti rivoluzionari, nel 1849 Courbet dipinse “Dopocena a Ornans”, la sua prima opera che rispecchiava pienamente il realismo.
Questa tela rappresenta una scena familiare senza elementi pittoreschi o aneddotici, offrendo un’istantanea della vita quotidiana con un approccio simile a una fotografia. Questa fu la prima opera di Courbet ad essere accettata ed esposta a un Salon, provocando molte critiche, in particolare per il personaggio ritratto di spalle, un elemento anti-accademico. L’opera contiene riferimenti all’arte antica, come la luce ispirata a Caravaggio e influenze di Rembrandt e Velázquez.
Durante gli anni Cinquanta, i moti rivoluzionari influenzarono profondamente Courbet, che sviluppò una coscienza politica più consapevole. Decise di utilizzare la sua arte per veicolare messaggi politici e sociali, attingendo sia ai grandi maestri classici che a modelli più riconoscibili. La sua pittura divenne personale e sincera, al servizio della verità. Il realismo di Courbet si consolidò, promuovendo la rappresentazione oggettiva della contemporaneità.
Le opere di Courbet erano socialmente provocatorie, rappresentando la vita delle classi inferiori in modo diretto e concreto, lontano dalle idealizzazioni accademiche. Se si può parlare di realismo in Courbet, si deve far riferimento ai quadri eseguiti dal 1849 al 1855.
“Gli spaccapietre” (1849) è un esempio chiaro della sua concezione artistica: l’opera denuncia la fatica inumana dei lavoratori, con figure goffe e taciturne. Sebbene distrutta durante la seconda guerra mondiale, questa tela segnò l’inizio del movimento realista. Tra il 1849 e il 1850, Courbet dipinse “Funerale a Ornans”, scandalizzando per le sue grandi dimensioni e la rappresentazione di un funerale di un contadino comune. L’opera coinvolge lo spettatore, ponendolo di fronte alla buca dell’inumazione, conferendo dignità a tutti i partecipanti, incluso il cane in primo piano.
Nel 1855, Courbet realizzò “L’Atelier del pittore”, un manifesto della sua poetica. Al centro c’è il suo autoritratto mentre dipinge, circondato da figure che rappresentano varie categorie sociali. Questo dipinto, rifiutato dal Salon per le sue dimensioni, fu esposto nel “Padiglione del Realismo” allestito da Courbet stesso.
Negli anni successivi, il pittore si dedicò alla pittura di paesaggio e all’esplorazione dell’eros, culminando in opere come “L’Origine del mondo” (1866), dove abbandonò ogni filtro. La sua carriera si concluse con la pittura di paesaggi, prefigurando l’impressionismo. “L’onda” (1870) è un esempio della sua esplorazione della materia e del colore, celebrando la potenza della natura con una tecnica vigorosa.
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