Sarà presto introdotto un nuovo strumento per i controlli fiscali: cos’è l’anonimomentro, come funziona e chi rischia di più?
Fino a qualche settimana fa il Governo Meloni aveva considerato la reintroduzione del redditometro come una strada perfettamente praticabile allo scopo di individuare gli evasori fiscali e obbligarli a versare il dovuto alle casse dello stato.
Il problema è nato nel fatto che il redditometro (questo il nome non ufficiale dello strumento informatico che si voleva reintrodurre) non veniva aggiornato dal 2018 e, a detta di moltissimi esperti e di cittadini, non garantiva agli italiani la privacy a cui avevano assoluto diritto. Di fatto per molti contribuenti il redditometro era solo uno strumento per “fare i conti nelle tasche degli italiani” con il concreto pericolo che i dati raccolti in questo modo potessero essere erroneamente diffusi o addirittura rubati.
A seguito delle vibranti proteste, a cui si è trovata a dover far fronte, Giorgia Meloni ha bloccato il reinserimento del redditometro e ha preferito puntare sulla realizzazione di un nuovo strumento, ribattezzato “anonimometro”.
Il software è in grado di eseguire operazioni essenzialmente simili al redditometro, cioè incrocia informazioni fiscali e patrimoniali con la liquidità presente sui conti correnti degli italiani allo scopo di rilevare anomalie. Nel farlo però associa codici numerici ai cittadini, in maniera che sia impossibile risalire alla loro identità.
Questo “parziale anonimato” viene però a decadere quando i controlli segnalano delle anomalie e quindi l’Agenzia delle Entrate deve eseguire delle indagini ulteriori. Solo a quel punto, “l’anonimometro” associa palesemente l’identità del cittadino ai dati già raccolti. Il Garante della Privacy ha dato il via libera all’utilizzo di questo nuovo strumento che, quindi, verrà ampiamente utilizzato. Quali sono però le anomalie di cui andrà a caccia?
A insospettire l’algoritmo, quindi a far scattare i controlli fiscali, saranno essenzialmente le movimentazioni di grosse somme di denaro attraverso un conto corrente senza che l’intestatario di quel conto abbia dichiarato i redditi corrispondenti. Per questo motivo, il consiglio è di compilare sempre con molta attenzione le causali dei bonifici che si effettuano a partire da un conto corrente, in maniera da evitare sospetti e controlli non necessari.
Per fare un esempio, lasciare vuota la causale di un bonifico è un errore gigantesco, perché allerterà immediatamente il sistema. In particolare, se si ricevono ingenti donazioni o si restituiscono grosse somme di denaro è sempre bene indicare “donazione”, “prestito” o “restituzione prestito” nella causale relativa a quello specifico movimento bancario.
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