Il cane, il migliore amico dell’uomo, è da sempre una figura importante nella storia dell’arte. Ecco quali sono i quadri più importanti in cui sono raffigurati questi animali
Il cane è ormai un’icona nel contesto culturale, oltre a essere una presenza costante e fidata nelle nostre vite. Nel corso del tempo, ha assunto vari significati, soprattutto nell’ambito artistico. E forse non tutti sanno che il cane è l’animale più raffigurato nella storia dell’arte. Sono tantissimi, infatti, i quadri e le opere di ogni epoca in cui viene rappresentato il migliore amico dell’uomo. Ma quali sono le opere più importanti di questo genere? Vediamo la lista dettagliata.
Il ruolo del cane nell’arte ha assunto significati vari, sebbene comunemente sia associato alla fedeltà. Plinio, ad esempio, ricorda che insieme al cavallo, è uno degli animali più fedeli dell’uomo. In ambito mitologico, il cane è spesso associato a divinità come Diana e ad altri cacciatori come Adone, Cefalo e Atteone. Quest’ultimo, però, fu trasformato in cervo e attaccato dai suoi stessi cani per aver osato osservare Diana e le sue ninfe mentre si bagnavano presso una fonte.
Tuttavia, nell’Oriente e nella Bibbia, il cane assume spesso una connotazione negativa, considerato compagno di meretrici, maghi e idolatri. Nelle rappresentazioni dell’Ultima Cena, ad esempio, viene spesso raffigurato ai piedi di Giuda, o in conflitto con un gatto, simbolo di inimicizia.
Nelle lapidi medievali, il cane è spesso simbolo di fedeltà. Un esempio emblematico è il cane che si accuccia ai piedi di Ilaria del Carretto nel monumento funebre di Jacopo della Quercia. Il suo sguardo malinconico si rivolge all’amata padrona che è entrata in un sonno eterno.
Nell’iconografia profana, il cane è spesso ritratto come fedele compagno dell’uomo, soprattutto nei ritratti. Quando è rappresentato accanto a una figura femminile o ai coniugi, diventa simbolo di fedeltà coniugale.
Come abbiamo potuto vedere, la figura del cane nella storia dell’arte ha assunto significati diversi, ma la sua presenza costante è indicativa dell’importanza che questo animale ha sempre avuto per noi esseri umani. Ma quali sono, quindi, le opere più importanti in cui vi è raffigurato un cane? Ecco la lista dettagliata.
Anubi, una divinità egizia nota come il Dio dei morti, era specificamente il Dio della mummificazione e il custode dei cimiteri. Era spesso raffigurato come un uomo con testa di cane, e talvolta anche come un cane senza tratti antropomorfi. Il suo compito principale era guidare le anime dei defunti nell’aldilà. La sua figura è strettamente associata alla “pesatura del cuore” o psicostasia: per determinare se l’anima del defunto era idonea ad entrare nel regno di Osiride, Anubi pesava il cuore del morto mettendolo su una bilancia e confrontandolo con la piuma di Maat posata sull’altro piatto. Se il cuore del defunto aveva lo stesso peso della piuma, o era più leggero, significava che il defunto aveva condotto una vita virtuosa e poteva accedere ai campi Aaru. Se il piatto con la piuma si alzava, indicava che il cuore del morto era più pesante, e in tal caso il mostruoso Ammit avrebbe divorato il cuore, condannando il defunto a restare per l’eternità nel Duat.
Tra il 1400 e il 1700, si osserva un crescente consolidamento del legame tra l’uomo e il cane. Molti nobili cominciarono a includere i loro fedeli animali anche nei dipinti. Un esempio significativo è il “Ritratto di Carlo V con il cane” (1532) di Tiziano. In questa opera, il sovrano è raffigurato a mezza figura, a grandezza naturale, su uno sfondo scuro. Indossa una sontuosa cappa foderata di pelliccia, un corpetto stretto in vita da una cintura, pantaloni corti e aderenti e un cappello con una piuma. Con una mano, l’imperatore regge l’elsa della spada, invisibile, mentre con l’altra accarezza un grande cane irlandese, molto probabilmente il suo fedele Sampere, che rivolge al padrone uno sguardo estasiato. Tiziano deliberatamente ingrandì le dimensioni del cane per mettere in risalto la minuta corporatura di Carlo V.
Gradualmente, il cane comincia ad essere ritratto nel suo ambiente naturale, diventando oggetto di studio. Nella sua opera, il pittore veneziano Jacopo Bassano, invece, dipinge due cani immersi nella natura con maestria e realismo. La sua scelta ricade su due segugi di taglia media che, con disinvoltura e tranquillità, si trovano immersi in una sorta di bosco. In questo modo, l’autore illustra le vere origini del cane, mostrandolo in un contesto naturale, prima che diventasse un animale domestico da compagnia.
Tornando al rinomato maestro Tiziano, risale al 1538 la celebre opera “Venere di Urbino”, ispirata alla “Venere di Dresda” di Giorgione. La donna, rispetto al modello di Giorgione, è carica di sensualità, completamente nuda e distesa sul letto disordinato, con i lunghi capelli che le ricadono sul corpo e uno sguardo seducente che cattura lo spettatore. Uno degli elementi distintivi del dipinto è un cagnolino accoccolato sul letto accanto alla Dea. Un cucciolo color latte con qualche macchia scura dorme sul letto, raggomitolato ai piedi della donna. Il cane viene ancora una volta interpretato come simbolo di fedeltà, e è in questo ruolo che il pittore lo incorpora nell’opera.
Parliamo ora del dipinto di Federico Zandomeneghi, un rinomato pittore impressionista italiano, realizzato nel 1874 e ritraente una giovane con il suo cagnolino. La donna è rappresentata in ginocchio mentre accarezza amorevolmente il suo leale compagno, entrambi voltati di profilo. L’atmosfera del dipinto è delicata e trasmette una sensazione di quiete. Le pennellate di colore sembrano quasi carezzare la figura della donna e del suo fedele cane. Le mani sono delineate con precisione, suggerendo una sensazione tattile morbida e accentuata.
Questa rinomata opera di Pablo Picasso del 1905 appartiene al suo celebre periodo rosa. La vita vagabonda ed errante è simboleggiata sia dal cane che dal giovane saltimbanco, entrambi rappresentanti di coloro che vivono ai margini della società, simili agli artisti di quegli anni, in contrasto con la mentalità borghese e la sua visione limitata del mondo. Nella malinconia che traspare da questo dipinto, il cane incarna la forma più autentica di esistenza. Sia il bambino che il cane sono un esempio di fratellanza e di un’amicizia, testimoniata dalla tenerezza di una carezza umana sulla testa del fedele compagno.
Senza dubbio, una delle opere più famose del Futurismo, “Dinamismo di un cane al guinzaglio” (1912) di Giacomo Balla, cattura l’intero arco di movimento di un bassotto e delle gambe della sua elegante padrona. I colori sono ridotti al minimo, quasi come in una fotografia in bianco e nero. Lo spazio appare privo di una struttura architettonica definita, poiché Balla si limita a delineare con leggere pennellate le figure del cane e della padrona, così come il sottile guinzaglio. Quest’ultimo si muove nell’aria, rispecchiando il movimento della coda del bassotto, che a sua volta agita le lunghe orecchie. Attraverso il suo dipinto, Balla chiaramente intendeva rappresentare il concetto di movimento e, di conseguenza, il tempo sia come entità tangibile sia astratta, un tema ricorrente nelle opere dei futuristi.
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