Weekend fuori porta: Napoli nasconde itinerari tra bellezze e misteri, una città da vivere nel profondo per ammirarla per i suoi miti.
Tra il vociare delle arterie principali di Napoli, negli stretti vicoli dimenticati, ma che incantano ancora i turisti, sorge il centro storico con il Palazzo Sansevero. Non viene sempre nominato dalle guide turistiche ma continua a essere una delle più grandi fonti di attrazione, per chi ha bisogno di esperienze mistiche, e di immergersi nelle storie di un’arte antica, ancora vibrante. Nei giardini di questo immenso palazzo storico, sorge infatti l’omonima Cappella, dove viene custodita la celebre scultura che continua ad affascinare non solo gli italiani, ma i turisti di tutto il mondo.
La scultura marmorea del Cristo Velato non è solo uno spettacolo per gli occhi, nasconde infatti storie e leggende che i napoletani hanno sempre conservato con rispetto. Tra mito, storia e leggenda, la scultura sembra realmente prendere vita: seguendo con lo sguardo i lineamenti del cristo nascosti dal velo, si ha la sensazione di poter riuscire ad alzarlo per vedere cosa c’è sotto. Il marmo ha preso la forma dei drappi velati ma a guardare la scultura da lontano si ha la sensazione di poter scorgere il Cristo sotto il tessuto di pietra.
Il Cristo Velato è uno dei gioielli più enigmatici della città, ma sono tanti i racconti che aleggiano tra le pareti del Palazzo, 3 in particolare i più conclamati. Il primo racconto narra del Principe di Sansevero, vissuto nel XVIII secolo, noto per la conoscenza di diverse discipline, fra cui l’alchimia ma anche la meccanica, l’arte e la filosofia. Una figura particolarmente carismatica che ha alimentato diverse storie: quest’ultimo si interessò per esempio anche di medicina e acquistò due macchine anatomiche e scheletri umani, sui quali era stato ricreato l’intero sistema circolatorio, visibili oggi nella cripta sotto la cappella.
A proposito della realizzazione del Cristo, si narra che il velo trasparente scolpito nel marmo sia talmente realistico da non poter essere solo frutto dell’ingegno umano, ma di oscure arti alchemiche, praticate dal principe stesso. Le storie poi narrano che il Palazzo, ancor prima di passare alla famiglia dei Sangro diventò la scena di un delitto che alimentò la fama di palazzo maledetto.
Il 18 ottobre del 1590 il Palazzo era vissuto dalla famiglia di Carlo Gesualdo. Quest’ultimo, dopo aver scoperto la moglie, Maria D’Avalos, a letto con l’amante, il duca d’Andria Fabrizio Carafa, decise di vendicarsi, uccidendoli entrambi e esponendo i cadaveri nudi e grondanti sangue all’ingresso del palazzo. Proprio a causa di questo omicidio si diffuse la leggenda che la dimora fosse maledetta.
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