La pittura metafisica è un movimento artistico sviluppatosi nei primi decenni del XX secolo e si distingue per la creazione di immagini che rappresentano non una realtà convenzionale, ma simbolismi e dettagli avvolti nel mistero, gli oggetti più frequentemente rappresentati sono statue, torri e orologi
Giorgio de Chirico è stato uno dei maggiori esponenti della pittura metafisica, caratterizzata da uno stile che dava alle sue opere un tocco di malinconia e inquietudine. “L’opera d’arte metafisica è quanto all’aspetto serena; dà però l’impressione che qualcosa di nuovo debba accadere in quella stessa serenità e che altri segni, oltre a quelli già palesi, debbano subentrare sul quadrato della tela. Tale è il sintomo rivelatore della profondità abitata”, scriveva l’artista in Sull’arte metafisica del 1919. Il compito dell’arte, secondo De Chirico, non è quello di riprodurre la realtà, ma di andare oltre, “oltre la fisica”. L’artista però, non ha mai avuto la pretesa di giungere a una conoscenza, perché l’essenza delle cose non è sempre raggiungibile e per questo nelle sue opere gli oggetti vengono rappresentati con una certa distanza tra loro. L’idea del pittore italo-greco era quella di dar vita a un’arte che tornasse a guardare alla tradizione e che sapeva fondere sogno e realtà, mistero e razionalità.
Giorgio de Chirico, soprannominato Pictor optimus per via della sua tecnica cristallina, è nato a Volo, Grecia, il 10 luglio 1888, da genitori italiani. Nel maggio del 1905 muore il padre, malato già da alcuni anni e la madre decide di lasciare la Grecia con i due figli trasferendosi a Firenze. Qui, de Chirico iniziò a studiare pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. L’artista studia Böcklin, Klinger e si interessa a Nietzsche, Schopenhauer e Weininger, personaggi che hanno influenzato il suo stile e il modo di osservare la realtà. Nel suo scritto Noi metafisici su “Cronache d’attualità”, scriveva: “Schopenhauer e Nietzsche per primi insegnarono il profondo significato del non-senso della vita e come tale non-senso potesse venir tramutato in arte […]. I buoni artefici nuovi sono dei filosofi che hanno superato la filosofia”. A Parigi entrò in contatto con Pablo Picasso e Guillaume Apollinaire. In questo periodo parigino de Chirico creò molte delle sue opere più iconiche raffiguranti spazi immersi in un’atmosfera di mistero.
Nel marzo 1910, la famiglia si trasferì a Firenze. “A Firenze la mia salute peggiorò, dipingevo qualche volta quadri di piccole dimensioni, il periodo böckliniano era passato ed avevo cominciato a dipingere soggetti ove cercavo di esprimere quel forte e misterioso sentimento che avevo scoperto nei libri di Nietzsche: la malinconia delle belle giornate d’autunno, di pomeriggio, nelle città italiane”, scriveva il pittore. Nel 1915 si spostò a Ferrara dove iniziò la sua fase “metafisica”, in cui sviluppò pienamente il suo stile distintivo. “Nasce così il suo primo quadro metafisico: L’énigme d‘un après-midi d’automne ispirato da una visione avuta in Piazza Santa Croce. L’opera è preceduta da L’énigme de l’oracle e seguita, sempre nel 1910 a Firenze, da L’énigme de l’heure e dal famoso autoritratto Portrait de l’artiste par lui-même con la lapidaria epigrafe nietzschiana “Et quid amabo nisi quod aenigma est?” (“E cosa amerò se non ciò che è enigma?”)”, si legge nel sito Fondazionedechirico.
Nel 1912 partecipa per la prima volta a una mostra al Salon d’Automne e nel marzo 1913 espone al Salon des Indépendants. Viene notato da Picasso e da Apollinaire che lo ha definito: “Il pittore più sorprendente della giovane generazione”. Il poeta l’anno successivo gli dedica il poema Océan de Terre. De Chirico ha scritto su diverse riviste pubblicando saggi su artisti come Raffaello, Klinger, Renoir e Gauguin. Nel 1924, a Roma, conosce la ballerina russa e futura archeologa Raissa Gourevitch Krol che diventerà sua moglie, nel 1925 si stabilisce a Parigi e nel 1945 pubblica i testi autobiografici: Memorie della mia vita e 1918-1925 – Ricordi di Roma. Intensifica la sua ricerca sui maestri antichi, eseguendo d’après da Tiziano, Rubens, Delacroix, Watteau, Fragonard e Courbet.
Il pittore si spegne il 20 novembre 1978 a Roma all’età di 90 anni. Nel corso della sua carriera, ricevette riconoscimenti e premi, e le sue opere furono esposte in importanti gallerie e musei di tutto il mondo. I suoi lavori continuano a essere oggetto di studio e ammirazione da parte di critici e appassionati d’arte in tutto il mondo.
La pittura metafisica è un movimento artistico sviluppatosi nei primi decenni del XX secolo e si distingue per la creazione di immagini che rappresentano non una realtà convenzionale, ma simbolismi e dettagli avvolti nel mistero. Gli oggetti presenti nelle opere che si avvicinano all’arte della metafisica hanno sempre un significato simbolico e metafisico, i più frequenti sono statue, torri e orologi. Uno degli esponenti più importanti della pittura metafisica è Giorgio de Chirico che affermava: “La parola metafisica, con la quale battezzai la mia pittura […] destò malintesi non trascurabili. La parola farebbe pensare che quelle cose che trovansi dopo le cose fisiche debbano costituire una specie di vuoto nirvanico. Pura imbecillità. Ciò che ho tentato in arte nessuno lo tentò prima di me: l’evocazione spettrale di quegli oggetti che l’imbecillità universale relega tra le inutilità”. Tra i primi lavori realizzati dall’artista ricordiamo il capolavoro conservato alla Tate Gallery di Londra, intitolato L’incertezza del poeta del 1913. L’arte di de Chirico contiene dettagli apparentemente superflui ma profondamente rivelatori.
Ciò che rende la pittura metafisica così affascinante è l’uso della luce, dell’ombra e della prospettiva per creare un’atmosfera onirica e a tratti inquietante. Le opere della pittura metafisica invitano lo spettatore a riflettere sul significato più profondo della realtà e dell’esistenza umana.
Ecco alcune caratteristiche della pittura metafisica di Giorgio de Chirico:
Questo movimento artistico ha avuto un impatto duraturo sull’arte del XX secolo, influenzando il surrealismo e altri movimenti artistici successivi.
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