La storia dell’arte ha visto molti artisti raffigurare diverse figure mitologiche, tra cui i vampiri. Vediamo il ruolo della figura del vampiro e alcuni quadri in cui vengono rappresentati
Il vampiro, con la sua presenza carismatica e magnetica, è il più affascinante tra gli esseri non morti che popolano il diversificato universo della letteratura, del cinema e delle serie televisive. L’immagine tradizionale del vampiro, affascinante e dotato di un linguaggio eloquente, rappresenta non solo un predatore spietato ma anche un seducente intrigante, che si è consolidato nell’immaginario collettivo soprattutto grazie al cinema. Non tutti, però, sanno che i vampiri, come altre figure mitologiche, hanno avuto un ruolo importante anche nella storia dell’arte, motivo per cui sono molti i quadri in cui sono stati raffigurati. Vediamo i dipinti più rappresentativi di questo genere.
I vampiri sono tra le creature mitologiche più celebri nella storia dell’umanità. Le radici della loro leggenda affondano nelle antiche civiltà, dove religioni e mitologie, come quella greca, raccontavano di demoni dalle sembianze bestiali che si nutrivano di sangue. Tuttavia, il mito del vampiro come lo conosciamo oggi ha inizio dopo il Medioevo, ha raggiunto il culmine durante l’era vittoriana, caratterizzata dall’esplosione del romanticismo. Come abbiamo detto in precedenza, la figura del vampiro ha avuto un ruolo importante nella storia dell’arte, e questo fatto trova testimonianza nei vari quadri in cui queste creature sono state rappresentate. Vediamo quali sono i quadri in cui sono stati dipinti dei vampiri più importanti.
Il vampiro più conosciuto in tutto il mondo è, senza ombra di dubbio, il Conte Dracula. Il suo nome trae origine da Vlad Tepes, noto anche come Vlad Dracula, voivoda della Valacchia per tre mandati dal 1448 al 1476, anno della sua morte. Durante la sua vita, Vlad Tepes visse esperienze traumatiche, essendo stato prigioniero degli Ottomani insieme a suo fratello Radu e avendo preso parte a cruenti conflitti durante la guerra ottomana e quella ungherese. Tornato in Ungheria, Vlad Tepes governò la Valacchia con mano ferma, guadagnandosi il soprannome di “Dracula” per i suoi metodi brutali, tra cui l’impalamento dei suoi nemici al di fuori del suo castello, i cui cortili vennero trasformati in luoghi di terrore e morte. Questo dipinto, opera di un artista sconosciuto, ritrae l’Impalatore durante il suo apice di potere ed è uno dei più celebri dipinti di vampiri. La storia di Vlad Tepes ha ispirato Bram Stoker a scrivere il suo celebre romanzo “Dracula”, che è diventato un punto di riferimento nel genere horror, influenzando profondamente la letteratura e il cinema del terrore.
Non tutti conoscono la storia di Elizabeth Bathory, nonostante questa figura sia stata d’ispirazione per alcuni videogiochi e il cinema horror, nonché per la cultura gotica in generale. Elizabeth Bathory era una contessa in Ungheria. Proveniva da una famiglia nobile e sposò un nobile di rango sociale leggermente inferiore al suo. Mentre suo marito era impegnato in continue guerre con gli Ottomani e altri nemici dello stato dell’epoca, Bathory rimase nel suo castello. Si dice che, per trascorrere il tempo, abbia cominciato a torturare le sue ancelle, soprattutto le giovani vergini. La storia narra anche della sua propensione a prosciugare i corpi delle sue vittime dal loro sangue, a fare pezzi i loro corpi e a tenerli nelle segrete, motivo per cui iniziò ad accrescere la sua fama di vampiro. Tra gli anni 1602-1604 iniziarono a diffondersi in tutto il regno pettegolezzi sulle sue azioni spregevoli. Il ministro István Magyari sporse addirittura un’accusa ufficiale contro di lei e la condannò all’ergastolo, rinchiusa nella sua abitazione. Tuttavia, non esiste alcuna prova reale per dimostrare la colpevolezza di Bathory e queste voci si sono formate solo anni dopo le vicende. Quello che sappiamo per certo è che Bathory morì nel 1614 nella sua casa. La leggenda, inoltre, narra che si lavasse ogni giorno nel sangue delle giovani vergini che aveva ucciso perché credeva che, in questo modo, sarebbe rimasta giovane per sempre.
Andando oltre alle leggende che si basano su protagonisti realmente esistiti, arriviamo a Carmilla, un personaggio inventato, protagonista del romanzo gotico omonimo di Joseph Sheridan Le Fanu del 1872. Carmilla, nella storia, incarna un amore vampirico unico verso Laura, giovane donna del racconto. Questo romanzo, originariamente pubblicato nella serie “The Dark Blue”, rappresenta un’anticipazione femminista, contrapponendo eroine forti ai maschi vulnerabili tipici dell’epoca vittoriana. Inoltre, la relazione tra Carmilla e Laura supera gli stereotipi, essendo basata su un legame emotivo piuttosto che sull’oggettivazione sessuale. Il dipinto che la ritrae è stato realizzato dalla rivista The Dark Blue proprio nel 1872, anno di uscita del romanzo.
Il dipinto di Edvard Munch non è intrinsecamente un’opera sui vampiri poiché l’artista non aveva intenzione di raffigurare tale figura. In realtà, rappresenta una coppia: un uomo vulnerabile che trova conforto tra le braccia della sua amata compagna, mentre lei lo bacia sulla nuca e lui si abbandona al suo abbraccio. Le interpretazioni su questo dipinto variano, alcuni critici lo associano alle visite di Munch alle prostitute, mentre altri lo collegano alla morte di sua sorella. L’opera, in realtà, è emblematica dell’angoscia, del senso di alienazione e del ‘mal di vivere’ che accompagneranno l’autore per tutta la sua vita e che esprimerà in ogni suo dipinto. L’idea del vampiro è emersa in seguito, forse influenzata dai lunghi capelli rossi, dai volti nascosti, dallo sfondo oscuro e dalla posizione della donna (che sembra mordere il collo dell’uomo per berne il sangue), che contribuiscono a creare un’atmosfera enigmatica che persiste ancora oggi.
“Une Semaine de Bonté ou Les Sept Éléments Capitaux” di Max Ernst è una serie di romanzi che fondono Dadaismo e Surrealismo attraverso collage di immagini tratte da varie fonti del XIX e XX secolo. Ogni giorno della settimana, associato a un peccato capitale, è narrato in modo surreale. Sebbene l’illustrazione che stiamo prendendo in considerazione appartenga al giovedì, dedicato all’oscurità, e raffiguri uomini con ali che ricordano quelle dei pipistrelli, l’uomo raffiguaro non è un vampiro vero e proprio, ma piuttosto una rappresentazione simbolica dell’oscurità e del peccato. Nonostante questo, l’opera in questione ha preso il nome di “The Vampire’s Kiss”, ovvero “Il Bacio del Vampiro”.
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