In questo articolo scopriamo la vita, lo stile e le opere più importanti di Giovanni Francesco Barbieri, conosciuto anche come Guercino
Giovanni Francesco Barbieri, noto con il nome d’arte Guercino, è uno dei pittori più distintivi del suo periodo. Il suo contributo artistico ha lasciato un’impronta indelebile sull’arte dei secoli successivi. Nel corso della sua carriera, ha sperimentato vari stili, inizialmente influenzato dalle opere di Caravaggio e successivamente da quelle di Guido Reni. Tra le sue opere più celebri si annoverano la Pala della Sepoltura e gloria di Santa Petronilla e l’Apparizione di Cristo alla madre. Ma vediamo nel dettaglio la sua vita, il suo stile e le opere più significative.
Tutto quello che c’è da sapere sul Guercino
Considerato uno dei principali esponenti della pittura barocca, Giovanni Francesco Barbieri, noto come il Guercino a causa del suo strabismo, nasce a Cento nel 1591. Fin dalla giovane età, dimostra una precoce abilità nell’assimilare il naturalismo di Ludovico Carracci, figura di spicco della scuola pittorica bolognese, e nel trarre ispirazione dalla tradizione artistica ferrarese rinascimentale e contemporanea.
Ammirando la “Carracina” nella chiesa dei Cappuccini di Cento, Barbieri afferma di aver tratto nutrimento artistico da questa straordinaria opera di Ludovico Carracci. Dotato di un talento innato, il Guercino sviluppa uno stile unico e riconoscibile, caratterizzato da una ricca gamma cromatica e da robusti effetti di chiaroscuro.
Oltre alla sua produzione di opere sacre e dipinti murali, il Guercino si distingue anche per la sua prolificità nel campo del disegno, con tratti appassionati e vibranti. Dopo aver frequentato la bottega di Benedetto Gennari senior, collabora con i figli Ercole e Bartolomeo e successivamente con il fratello Paolo Antonio, abile amministratore della famiglia.
Nel 1616, Barbieri fonda l’Accademia del Nudo a Cento, attirando numerosi studenti da varie parti d’Italia desiderosi di studiare sotto la sua guida. Il suo straordinario talento viene riconosciuto da Ludovico Carracci stesso, che lo elogia in una lettera indirizzata all’amico Ferrante Carli.
Trascorrendo gran parte della sua vita a Cento, il Guercino riceve la visita del famoso pittore spagnolo Diego Velázquez nel 1629. Le opere giovanili del Guercino sono ancora conservate nella città e nel suo territorio, tra cui il Miracolo di San Carlo Borromeo per la chiesa parrocchiale di Renazzo e la Madonna della Ghiara per la chiesa di Cento.
Nel 1621, Barbieri si reca a Roma su invito del cardinale Alessandro Ludovisi, diventato successivamente papa Gregorio XV. Durante il suo soggiorno nella capitale, il Guercino realizza il ritratto del pontefice e diverse opere di grande pregio, tra cui l’Aurora per il Casino Ludovisi, considerato uno dei suoi capolavori giovanili.
Nel corso degli anni, il Guercino sperimenta un cambiamento stilistico verso uno stile più classico e pacato, riducendo progressivamente l’uso del chiaroscuro e semplificando le sue composizioni. Tuttavia, la sua dimensione affettiva rimane intatta, come evidenziato nella Madonna col Bambino benedicente e nel Cristo risorto appare alla Vergine.
Negli anni Quaranta, il Guercino acquista una cappella nella chiesa del Rosario di Cento e continua a produrre opere straordinarie, come il San Giovanni Battista nel deserto e La Madonna che appare a San Girolamo. Nel 1642, si trasferisce definitivamente a Bologna con la sua famiglia, dove muore nel 1666.
Ma quali sono state le sue opere più importanti? Ecco la lista dettagliata
Sansone catturato dai filistei
Il dipinto che ritrae Sansone arrestato dai Filistei è stato acquisito dalla Galleria Sabauda nel 1837 da un nobile genovese. Inizialmente attribuito a Gerard van Honthorst, nel 1908 l’attribuzione a Stom, proposta da Voss, fu unanimemente accettata. Quest’opera viene considerata una delle creazioni mature dell’artista, realizzata durante il suo soggiorno in Sicilia dopo il 1640. Caratteristiche distintive includono la vigorosa modellazione dei personaggi, che sembrano tridimensionali come sculture d’argilla, il marcato contrasto tra luce e ombra e gli sforzi per suggerire lo spazio attraverso la prospettiva. Tali elementi rivelano chiaramente l’influenza di Van Honthorst, che sembra aver guidato il giovane Stom a Roma intorno al 1615. Un aspetto notevole di questa ambiziosa opera è il tentativo di Stom di evocare l’atmosfera dell’epoca biblica, situando la scena all’interno di una tenda e rappresentando Sansone seduto su un rustico letto sostenuto da tronchi d’albero.
Elia nutrito dai corvi
Il profeta Elia è seduto accanto al tronco di un albero. Indossa un abito logoro e un largo mantello che lo avvolge completamente. I suoi piedi nudi poggiano sulla roccia dura che funge da sedile e da tavolo. Le gambe sono rivolte verso sinistra, mentre il busto, leggermente ruotato, è orientato verso destra. Le braccia sono sollevate verso destra e le mani stringono saldamente due lembi del mantello, creando un’ansa con il tessuto. In alto, un corvo offre a Elia un ramo con dei frutti, mentre un altro corvo arriva con cibo nel becco. Il volto del profeta è rivolto verso l’uccello. Una barba densa e bianca contorna il viso, e i lunghi capelli bianchi, radi, svolazzano al vento. Il viso del profeta mostra segni di grande stanchezza e magrezza estrema, con evidenti segni di fatica intorno agli occhi e alle guance scavate. Sullo sfondo a sinistra, dietro Elia, si estende un paesaggio fertile e verde, con uno specchio d’acqua in basso e una rupe che si innalza verso l’alto, con alberi che crescono sulle pendici. Due contadini lavorano ai piedi delle rocce. In lontananza, le colline si estendono e il cielo è coperto da dense nubi scure, attraversate da sprazzi di luce solare.
San Pietro piangente
Il dipinto San Pietro piangente raffigura l’apostolo con le mani giunte in preghiera e lo sguardo in alto al cielo, nell’atto di piangere, in un momento di pentimento dopo aver negato per tre volte di essere uno dei discepoli di Cristo. Sullo sfondo si intravede un paesaggio naturale, con nuvole dense e un tempietto circolare che richiama il Tempio di Gerusalemme.
La Flagellazione di Cristo
Il dipinto intitolato “La Flagellazione di Cristo” ritrae Gesù, parzialmente svestito, legato a una colonna e coperto solamente da un panno intorno ai fianchi, poco prima della flagellazione. Accanto a lui ci sono due aguzzini: uno lo afferra per i capelli, mentre l’altro gli stringe le corde intorno ai polsi, mentre in basso si intravedono le teste della folla di spettatori. La scena si svolge all’interno di un portico con architettura classica, ricco di colonne, mentre sullo sfondo si scorge il paesaggio esterno. La tela, di grandi dimensioni, fu commissionata al Guercino dal Cardinale Lorenzo Imperiali e in seguito donata al Papa Alessandro VII, all’anagrafe Fabio Chigi.
La Morte di Didone
Il dipinto “La Morte di Didone”, commissionato al Guercino dal Cardinale Bernardino Spada, agendo per conto della regina di Francia, Maria de’ Medici, ritrae il tragico suicidio della regina di Cartagine, Didone, dopo essere stata abbandonata da Enea. La scena è ricca di drammaticità teatrale, con Didone al centro, circondata dalla sua sorella Anna e dalle ancelle ai lati, testimoni passivi della sua fine. Sullo sfondo, in una prospettiva lontana, si vedono le navi dei Troiani con Enea che si allontana nella crudele luce dell’alba. In alto, un amoretti volante con ali nere impugna arco e frecce.