Piramidi, templi, vasi e decorazioni celebrative. L’arte egizia ha insegnato molto all’arte postuma, ecco le sue caratteristiche
L’arte egizia può essere considerata a tutti gli effetti la principale antenata dell’arte contemporanea, ovvero il calcio d’inizio che ha portato l’uomo a decidere di immortalare eventi, divinità, rituali per la prima volta attraverso l’uso della pittura. In questo articolo andremo a scoprire insieme quali sono le principali caratteristiche di quest’arte così antica e importante.
Per capire al meglio l’arte egizia bisogna in primis ricordare che per la società egizia dell’epoca, il faraone godeva di una posizione centrale in qualsiasi ambito: veniva considerato il figlio del Sole, e non solo deteneva potere politico, religioso, decisionale ma anche giudiziario. Il faraone aveva nelle sue mani i fili per regolare ogni aspetto della vita della società e il popolo riteneva che questo potere gli spettasse di diritto in quanto divinità.
Non stupisce quindi che il faraone fosse uno dei soggetti principali delle rappresentazioni artistiche dell’epoca. Queste rappresentazioni avevano uno scopo celebrativo ma anche religioso. In questo tipo di società la politica, la religione e la magia si mescolavano, rendendo i confini inesistenti.
Per rappresentare i soggetti, umani o animali che fossero, i pittori egizi basavano la loro arte su regole rigide e schematiche che lasciavano spazio alla fantasia e alla creatività. Ogni opera risultava come una sorta di collage: veniva realizzato ogni elemento della scena che se fosse a sé stante, in modo tale che ogni tassello piano piano creasse la scena globale. Inoltre, le persone venivano realizzate attraverso dei tratti tipici, ovvero attraverso una sintesi che andava a semplificarne corpo e lineamenti.
La postura doveva essere sempre la stessa: le persone dovevano apparire sempre di profilo, il bacino di tre quarti, la gamba e il braccio tesi dovevano essere quelli più lontani dall’osservatore.
La rigidità della postura, possiamo dire che incarni chiaramente la rigidità delle regole di questo tipo di arte.
Le regole appena viste venivano applicate con maggiore rigidità nel caso in cui i soggetti rappresentati fossero faraoni, regine, sacerdoti o comunque persone importanti della società.
Nel caso in cui l’opera rappresentasse “persone comuni” o danzatrici intente a muoversi nella scena, l’artista poteva concedersi qualche eccezione: ad esempio rendere i movimenti delle ballerine più sinuosi e morbidi. Lo stesso valeva anche per gli animali, che potevano assumere diverse posture, battere le ali, sollevare la testa. Insomma, più rigidità equivaleva a maggior importanza sociale.
La proporzione delle opere degli antichi egizi non esisteva. O meglio, esisteva ma non come la intendiamo noi. Le figure raffigurate più grandi erano quelle più importanti, mentre quelle più piccole erano quelle più insignificanti. Non stupisce quindi che il faraone fosse sempre di grosse dimensioni. Si tratta di una sorta di proporzione gerarchica, che non rispetta le reali dimensioni di oggetti, persone, animali, ma che serve ad aumentare la salienza dei soggetti a cui l’artista vuole che prestiamo maggiore attenzione.
In più, nell’arte egizia troviamo anche dei livelli sovrapposti: ovvero, figure che dovrebbero trovarsi in secondo piano, vengono rappresentate in alto. L’artista non voleva rappresentare la realtà, l’obiettivo era quello di suggerire l’immagine, renderla comprensibile ed efficace, a discapito dell’aspetto realistico dell’opera.
Ne sono un esempio Statua trasportata su una barca all’interno di una vasca, 1400 a.C e La piscina di Nebamon, 1430 a.C, in cui possiamo notare come gli alberi disposti attorni agli specchi d’acqua siano ben poco realistici per il modo in cui sono disposti totalmente a-prospettico.
L’arte dell’Antico Egitto era schematica e metodica, nulla veniva tracciato in modo casuale. Gli artisti arrivavano a tracciare un reticolato di linee perpendicolari per essere guidati al meglio durante la realizzazione dell’opera.
Questa griglia di caselle aiutava a tracciare in modo accurato le figure umane, senza commettere errori. I quadrati da occupare, le dimensioni delle figure e ogni altro aspetto era regolato da norme e convenzioni artistiche che dovevano essere rispettate meticolosamente.
L’arte funeraria e quella celebrativa nell’Antico Egitto andavano a braccetto, e basta guardare le mastabe (tombe monumentali) e i sarcofagi dei defunti per capire di cosa stiamo parlando. In queste opere di arte funeraria si celebrava in modo vivido chi non c’era più e anche in questo caso si ricercava una perfezione geometrica.
La semplice ma precisa struttura delle piramidi è un ulteriore eclatante esempio di quelli che erano i valori fondamentali del loro modo di intendere l’arte: doveva essere semplice, rigorosa, schematica, riproducibile.
L’arte egizia ha gettato le basi per tutti i periodi artistici successivi, è stata un esempio di semplicità, sintesi, simbolismo e di molte altre caratteristiche che si sono rivelate intramontabili nel mono dell’arte e che ancora oggi possiamo ritrovare nelle opere di artisti contemporanei.
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