Arte

Marcel Duchamp, chi era l’inventore dell’arte concettuale

Marcel Duchamp (1887-1968) è reputato dalla critica uno degli artisti più innovativi e influenti del Novecento e padre dell’arte concettuale

Marcel Duchamp, nato nel 1887 a Blainville-Crevon e morto nel 1968 a Neuilly-sur-Seine, è stato un artista francese naturalizzato statunitense, noto per essere uno dei più influenti del XX secolo.

La sua genialità ha dato vita all’arte concettuale, soprattutto attraverso i ready made, oggetti comuni estratti dal loro contesto e presentati come opere d’arte dall’artista stesso. Alcuni di essi includevano anche interventi su grandi capolavori del passato, come nel caso della Gioconda di Leonardo da Vinci.

Tra i suoi lavori più celebri ci sono Fontana e Ruota di bicicletta, riconosciuti ancora oggi come opere capaci di sfidare le norme artistiche dell’epoca.

Ma Duchamp non si limitò ai ready made: con la sua visione artistica, rifiutò le rappresentazioni tradizionali della realtà, come quelle degli impressionisti, per abbracciare un approccio più intellettuale e concettuale. In questo modo, sovvertì le convenzioni artistiche del tempo e cancellò le tracce delle correnti d’avanguardia che lo avevano preceduto. Scopriamo di più riguardo a questo artista!

L’inventore dell’arte concettuale: Marcel Duchamp

Marcel Duchamp, nato il 28 luglio 1887 a Blainville-Crevon, Francia, da Eugène Duchamp e Lucie Nicolle, quest’ultima figlia del pittore e incisore Émile Frédéric Nicolle, era uno dei sette figli della coppia, con un fratello che morì in tenera età.

Tra i suoi fratelli, tre furono affermati artisti: il pittore ed incisore Jacques Villon, lo scultore Raymond Duchamp-Villon e la pittrice Suzanne Duchamp-Crotti.

La “Fontana” di Marcel Duchamp è il simbolo dell’arte concettuale –
Parigi, Centre Pompidou – Artepassante.it

Duchamp trascorse un periodo significativo della sua vita in America, soprattutto a New York, dove il suo incontro con l’artista Man Ray ebbe un impatto fondamentale sulla sua carriera artistica. Assieme a Francis Picabia e Alfred Stieglitz, Duchamp e Ray frequentavano la galleria 291 di Stieglitz, professando un’adesione allo spirito dadaista.

Nel 1916, Duchamp fu uno dei fondatori della Society of Independent Artists, ma abbandonò l’associazione quando decisero di non esporre la sua opera Fontana del 1917, rifiutandola come opera d’arte.

Una caratteristica peculiare di Duchamp era la creazione di pseudonimi e alter ego, come Rrose Sélavy e R. Mutt, che utilizzava per firmare diverse opere. Questi alter ego riflettevano la sua personalità eccentrica e il suo amore per il gioco di parole.

Dopo aver vissuto principalmente a Parigi, tranne un periodo trascorso a Buenos Aires tra il 1918 e il 1923, Duchamp rallentò la sua attività artistica dedicandosi quasi esclusivamente al gioco degli scacchi per dieci anni. Raggiunse un alto livello nella disciplina, diventando anche capitano della squadra francese alle Olimpiadi degli Scacchi.

Nel 1942 si trasferì definitivamente a New York, dove nel 1954 sposò Alexina “Teeny” Sattler Matisse, che lo accompagnò fino alla fine dei suoi giorni. Morì il 2 ottobre 1968 a Neuilly-sur-Seine e fu sepolto nel cimitero di Rouen. Sulla sua tomba è inciso un epitaffio composto da lui stesso: “D’ailleurs c’est toujours les autres qui meurent” (“D’altronde sono sempre gli altri che muoiono”).

Le prime opere di Marcel Duchamp, realizzate soprattutto entro il 1912 quando aveva 25 anni, erano prevalentemente dipinti, circa una cinquantina in totale.

Esse mostravano un’ispirazione derivata dall’impressionismo e dai Fauves, come evidenziano opere come “Corrente d’aria sul melo del Giappone”, “Giovane e fanciulla in primavera” e “Macinino da caffè”, tutte datate al 1911. Queste prime opere dimostravano un notevole talento artistico.

A partire dal 1912, Duchamp iniziò a sperimentare un approccio artistico diverso, concentrandosi sul dinamismo con opere come Nudo che scende le scale n.1, Il passaggio dalla vergine alla sposa Sposa mostrano questa nuova direzione che probabilmente è stata influenzata dal Futurismo, sebbene Duchamp abbia avuto pochi contatti diretti con quel movimento.

La sua vera ispirazione sembra derivare dai pionieri della cronofotografia Étienne-Jules Marey ed Eadweard Muybridge. A differenza dei futuristi, Duchamp non era interessato a catturare un singolo istante da più angolazioni, ma piuttosto a rappresentare il movimento come una sequenza di istanti successivi, creando un senso di infinito. Queste opere furono inizialmente respinte al Salon des Indépendants, a causa di una comprensione erronea che le considerava una sorta di presa in giro del Cubismo.

Duchamp ha sempre dialogato molto con i critici d’arte e ha fornito indizi e suggerimenti per interpretare le sue opere. Le sue interviste sono famose per le sue teorie sull’arte, inclusa la sua critica alla pittura “retinica”, che privilegiava l’estetica rispetto al contenuto.

Questo approccio concettuale all’arte lo ha portato alla sua più grande innovazione: i ready made. Duchamp scelse oggetti comuni, li estrasse dal loro contesto e li presentò come opere d’arte, riflettendo la sua convinzione che l’arte dovesse privilegiare il concetto piuttosto che l’estetica. Il suo primo ready made conosciuto fu Ruota di bicicletta del 1913, seguito dal celebre Fontana del 1917, firmato con lo pseudonimo di R. Mutt. Duchamp produsse anche reinterpretazioni di opere celebri, come la sua versione della “Gioconda” di Leonardo da Vinci, intitolata L.H.O.O.Q. del 1919.

Una delle opere più importanti di Duchamp è Il Grande Vetro, iniziata nel 1915 e definita da lui stesso come “la più importante opera singola che abbia mai fatto”. Si tratta di un’opera complessa e enigmatica, che comprende due grandi lastre di vetro con dettagli intricati che suggeriscono una narrativa surreale. Duchamp lasciò l’opera “definitivamente incompiuta” nel 1923, aggiungendo ulteriore mistero e fascino alla sua opera.

Étant donnés, completata nel 1969, è l’ultima opera conosciuta di Duchamp, un’installazione ambientale complessa che richiede l’osservazione attraverso due spioncini per apprezzare appieno la scena al suo interno.

Queste opere, insieme ai suoi pseudonimi come Rrose Sélavy, testimoniano l’approccio unico e innovativo di Duchamp all’arte, che ha continuato a influenzare generazioni di artisti successivi.

Le opere di Duchamp sono presenti in musei europei e statunitensi, dove lo stesso artista visse per diversi periodi. A Parigi, precisamente al Centre Pompidou, celebre sede espositiva di arte d’avanguardia, è conservato uno dei più celebri ready made, Fontana (1917).

Diverse opere molto conosciute di Duchamp si trovano al Museum of Art di Philadelphia, negli Stati Uniti. Si tratta di Nudo che scende le scale No 2 (1912), Il grande vetro (1915-1923) ed Étant donnés (1969).

Sempre negli Stati Uniti, è possibile ammirare Ruota di bicicletta (1913) e Fresh Widow (1920) al MOMA – Museum of Modern Art di New York. Si segnala, inoltre, che L.H.O.O.Q. (1919) fa parte di una collezione privata americana, e Pourquoi ne pas éternuer? (1921) è custodita nel Museo d’Israele.

In Italia sono presenti due opere di Duchamp alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia (sono un Nudo del 1911-1912 e una Scatola in una valigia del 1941), mentre una Giovane e fanciulla in primavera (1911) è conservata presso la Collezione Arturo Schwarz a Milano.

Proprio diverse opere di questa collezione, insieme agli altri celebri capolavori, sono stati presentati in una grande mostra realizzata a Roma nella GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna nel 2013, per celebrare il centenario del primo ready made mai realizzato.

Giulia De Sanctis

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