In questo articolo andremo alla scoperta della vita e delle opere di uno dei più grandi operisti italiani di sempre: Giuseppe Verdi
Tra i più illustri compositori italiani del XIX secolo, celebre per opere come Rigoletto, Il trovatore e La traviata, e simbolo della cultura nazionale, Giuseppe Verdi nasce il 10 ottobre 1813 a Roncole, una frazione di Busseto. Prima della nascita di Giuseppe, i suoi genitori, Carlo, proprietario dell’unico negozio di vini e drogheria della zona, e Luigia Uttini, figlia di un oste e filatrice, trascorsero nove anni di matrimonio. Tre anni dopo la nascita di Giuseppe, arrivò anche una sorella, Giuseppa, che però condusse una vita ritirata, forse a causa di una disabilità cognitiva, e morì in giovane età. Nonostante la modestia delle loro condizioni, i genitori dimostrarono un’attenzione particolare per il precoce talento del figlio e furono abbastanza ambiziosi da investire in esso: Giuseppe Verdi iniziò a prendere lezioni di musica all’età di quattro anni, gli fu comprata una spinetta e occasionalmente sostituì il suo maestro all’organo della chiesa durante le funzioni. Ma vediamo quali sono le caratteristiche e le più grandi opere di questo fantastico operista.
Vita, stile e opere di Giuseppe Verdi
Il giovane Giuseppe Verdi, proveniente da umili origini, intraprende un percorso di studio musicale a Busseto, sostenuto dal benefattore Antonio Barezzi, un ricco cittadino appassionato di musica. Nonostante non superi l’esame di ammissione al conservatorio di Milano, Verdi continua i suoi studi con il sostegno finanziario di Barezzi. Dopo un periodo di apprendimento privato a Milano, Verdi ottiene un incarico come maestro di musica a Busseto e sposa Margherita Barezzi nel 1836. Tuttavia, la sua vita familiare subisce una serie di tragedie con la morte di due figli e di sua moglie. Nonostante le avversità personali, Verdi continua a comporre e ottiene successo con la sua prima opera, “Oberto, conte di San Bonifacio“, rappresentata alla Scala di Milano nel 1838. Seguono altre opere, tra cui “Il finto Stanislao” e il trionfale “Nabucco” nel 1842, che lo consacra come figura di spicco nell’opera lirica italiana e internazionale. Con uno stile musicale innovativo e una narrativa potente, Verdi diventa noto per il suo impegno costante nel migliorare e innovare il genere operistico.
Dopo un iniziale interesse per le idee mazziniane, il fervore politico di Verdi si attenua dopo le delusioni dei moti del 1848. Convinto che l’unificazione dell’Italia potesse avvenire attraverso il regno di Piemonte-Sardegna, Verdi esprime il suo sostegno per la causa nazionale attraverso molte delle sue opere, con parti corali che esprimono amore per la patria e desiderio di liberazione dall’oppressione straniera. Dopo la rappresentazione de “Un ballo in maschera” nel 1859, a Roma appaiono graffiti con la scritta “W Verdi”, interpretata come un omaggio al re Vittorio Emanuele.
Verdi ritorna ad essere un sostenitore pubblico dell’unità italiana e viene persino invitato da Cavour a candidarsi come deputato per il Parlamento italiano, un incarico che accetta nel 1861, anche se poi si dimette nel 1865.
Nel 1862, in occasione dell’Esposizione Universale di Londra, a Verdi viene chiesto di comporre un inno per il concerto inaugurale del primo maggio. Sebbene avesse scritto una cantata profana anziché una marcia come richiesto, il suo pezzo, una fusione degli inni nazionali inglese, francese e italiano, viene eseguito in una serata di beneficenza, anche se da un soprano anziché da un tenore come originariamente previsto.
Ma quali sono le opere più belle di Verdi? Ecco la lista dettagliata.
Nabucco
Dopo il fallimento di “Un giorno di regno”, Verdi prende una decisione impulsiva: smettere di comporre per sempre. Merelli, nonostante il fiasco, lo convince a non abbandonare la musica e gli propone un libretto di Temistocle Solera, precedentemente rifiutato da Otto Nicolai. Il titolo dell’opera è “Nabucodonosor”. Verdi inizialmente rifiuta, ma viene persuaso a leggerlo e ne rimane entusiasta. Dopo cinque mesi, si mette al lavoro e compone l’opera, che debutta il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano con un cast stellare. Il successo è enorme e l’opera viene replicata cinquantasette volte nella stessa stagione. In seguito, viene accolta trionfalmente anche in numerosi teatri italiani e stranieri, e durante una rappresentazione a Corfù nel settembre 1844, il titolo viene definitivamente cambiato in “Nabucco”.
Macbeth
Tra gli impresari teatrali che cercano un’opera da Verdi negli anni Quaranta, c’è il Linari della Pergola di Firenze. Per questo teatro, Verdi si ispira addirittura a Shakespeare e al suo Macbeth, affidando la stesura del libretto a Francesco Maria Piave, con qualche contributo anche da Andrea Maffei. La prima si tiene il 14 marzo 1847, con Felice Varesi nel ruolo di Macbeth e Marianna Barbieri in quello di Lady Macbeth. Il successo è tale che Verdi riceve un invito dal Granduca e decide di rimanere a Firenze per un po’ di tempo, dove incontra varie personalità di spicco. Nel 1852, Verdi inizia a pensare a un rifacimento dell’opera per il Teatro dell’Opéra di Parigi, ma alla fine opta per “Les Vêpres siciliennes”. Nel 1863, decide per il Théâtre Lyrique, ma il processo di revisione si protrae più del previsto. Numerose modifiche vengono apportate, tra cui la sostituzione di diverse parti e l’aggiunta di nuovi brani. Questa versione rivisitata di “Macbeth” debutta il 21 aprile 1865 al Théâtre Lyrique Impériale di Parigi.
Rigoletto
Nel 1850, Verdi si trova immerso nella composizione di “Stiffelio” per il Teatro Grande di Trieste, mentre deve anche rispettare gli impegni contrattuali con la Fenice di Venezia. Propone a Francesco Maria Piave di musicare un soggetto controverso, tratto da “Le Roi s’amuse” di Victor Hugo, che era stato oggetto di scandalo a Parigi nel 1832. Nonostante gli sforzi di Piave con il direttore della Fenice, Carlo Marzari, la censura vieta la rappresentazione di un re come un libertin. Verdi e Piave devono accettare alcuni cambiamenti: il re diventa un anonimo Duca di Mantova (riconoscibile in Vincenzo I Gonzaga) e molti nomi dei personaggi vengono modificati. Verdi, però, vuole il buffone di corte come protagonista. Così nasce “Rigoletto”, che subisce varie modifiche a causa della censura, prima di giungere al titolo definitivo. La sera dell’11 marzo 1851, la prima al Teatro La Fenice di Venezia, con Teresa Brambilla nel ruolo di Gilda (Soprano), Felice Varesi nel ruolo di Rigoletto (Baritono) e Raffaele Mirate nel ruolo del Duca di Mantova (Tenore), ottiene un grande successo di pubblico. “Rigoletto” è la prima opera della cosiddetta “trilogia popolare” di Verdi, seguita da “La traviata” e “Il trovatore”.
La traviata
Ultima opera della cosiddetta “trilogia popolare”, “La traviata” segue la stessa formula di “Rigoletto” e “Il trovatore”, con il protagonista che domina la scena. Già agli inizi degli anni Cinquanta, Verdi cercava una cantante adatta a un ruolo impegnativo e chiedeva al direttore della Fenice di Venezia, Carlo Marzari, una “donna di prima forza”. Il soggetto, tratto da un dramma molto discusso di Alexandre Dumas figlio, racconta la storia di Alphonsine Duplessis, giovane cortigiana che incantò la Parigi degli anni Quaranta, trasformata da Dumas nel personaggio di Marguerite Gautier. Verdi assiste a una rappresentazione del dramma a Parigi nel 1851. Già nel 1852, il libretto di Francesco Maria Piave è pronto con il titolo di “La traviata”, ma la censura impone cambiamenti, rinominandola “Amore e morte” e spostandola indietro di un secolo. Il 6 marzo 1853, al Teatro La Fenice di Venezia, l’opera ottiene un insuccesso clamoroso a causa di vari fattori: i cantanti non sono adatti alle parti, inclusa la protagonista che non corrispondeva al ruolo richiesto, l’ambientazione contemporanea voluta da Verdi, ma non gradita al pubblico, l’audacia del soggetto e l’originalità della partitura. Solo un anno dopo, presentata al Teatro San Benedetto, sempre a Venezia, l’opera ottiene successo grazie al cast di cantanti e all’ambientazione nel Settecento, più gradita al pubblico dell’epoca.
Les Vêpres siciliennes
Nel 1852, Giuseppe Verdi firma un contratto con il Teatro dell’Opéra di Parigi, offrendogli condizioni vantaggiose, tra cui la collaborazione con Eugène Scribe. Tuttavia, un malinteso riguardo al soggetto proposto da Scribe, precedentemente utilizzato da un altro compositore, causa un’aspra disputa tra Verdi e il librettista. Nonostante ciò, l’opera “Les Vêpres siciliennes” debutta il 13 giugno 1855 a Parigi e successivamente viene rappresentata in vari teatri italiani con titoli modificati a causa della censura. Con l’unità d’Italia nel 1860, il titolo originale viene ripristinato.