Il Realismo dice addio all’idealizzazione della realtà per far posto a una maggiore oggettivizzazione della stessa per diventare un mezzo di denuncia sociale
Il Realismo è un movimento artistico e letterario nato in Francia nella metà del XIX secolo e si distingue dal Romanticismo per il suo approccio diretto e obiettivo alla rappresentazione della realtà, senza idealizzazioni.
Invece di focalizzarsi sull’immaginazione e l’idealismo, il Realismo si concentra sull’osservazione accurata e la riproduzione della vita quotidiana e della natura. Questo stile, che privilegia dettagli verosimili anziché interpretazioni o sentimentalismi, ha avuto un impatto significativo sia nella letteratura che nelle arti figurative.
Le caratteristiche principali della corrente artistica del Realismo
Il Realismo ottocentesco non è tanto un movimento manifesto quanto un orientamento che ha dominato la scena artistica e letteraria tra il 1850 e il 1880.
Questo periodo coincide con eventi significativi come la rivoluzione del 1848 in Francia, che ha portato alla Seconda Repubblica e al successivo Secondo Impero caratterizzato da un notevole sviluppo economico e tecnologico.
In un’epoca di profondi cambiamenti sociali in tutta Europa, il Realismo è emerso come un linguaggio visivo per rappresentare le sfumature della società.
I pittori realisti si sono discostati dagli stili convenzionali dei Salons parigini, ispirati da diverse influenze intellettuali del tempo, come il movimento antiromantico in Germania, la filosofia positivista di Auguste Comte e l’avvento del giornalismo professionale. La scoperta della fotografia ha ulteriormente spinto i pittori verso una rappresentazione accurata della realtà.
Sebbene non fossero formalmente organizzati in gruppi, gli artisti realisti condividevano idee e atteggiamenti comuni, influenzandosi reciprocamente: Gustave Courbet è considerato uno dei principali esponenti del Realismo pittorico, insieme a Jean-Françoise Millet e Honoré Daumier.
Questi artisti hanno trasformato la vita quotidiana in soggetti per la loro arte, contribuendo alla diffusione dell’idea che l’arte dovesse abbracciare obiettivi progressisti e democratici, sfidando i valori tradizionali.
In Francia, i sostenitori del realismo concordavano nel rifiutare l’artificialità delle accademie, enfatizzando invece l’importanza dei soggetti reali come messaggi efficaci nell’arte.
Negli anni ’30 dell’Ottocento, emerse un interesse crescente per il positivismo scientifico e l’avvento della fotografia come mezzo per catturare oggettivamente la realtà. Allo stesso tempo, la caricatura politica divenne uno strumento visivo per narrare argomenti politici, in parallelo con l’ascesa dei primi giornali umoristici.
Gustave Courbet fu un fervente democratico che criticò apertamente il potere politico e sociale della Francia: il suo dipinto Il funerale a Ornans del 1849-50 e presentato al Salon del 1850-51, provocò uno scandalo senza precedenti per la sua rappresentazione diretta di un funerale rurale.
Courbet utilizzò la sua arte per mostrare la nuova classe politica emergente, sottolineando l’importanza della rappresentazione sincera della vita quotidiana come forma d’arte democratica.
Nel 1855, Courbet definì e manifestò i suoi ideali artistici in un opuscolo scritto in occasione del Salon – Esposizione universale di Parigi. Dopo che tre delle sue opere furono respinte dalla giuria, Courbet organizzò il suo padiglione esterno, il Pavillon du Réalisme, esponendo quaranta dei suoi dipinti.
Questo atto segnò la nascita di un nuovo modo di fare impresa per gli artisti, incoraggiandoli a esporre la loro arte in modo indipendente.
Un altro importante artista realista francese fu Honoré Daumier, noto per le sue caricature satiriche della società e della politica. Come Courbet, era un democratico e finì in prigione per aver criticato la monarchia.
Le sue incisioni, distribuite tramite stampa, gli permisero di diffondere le sue composizioni critiche, anche dopo essere stato imprigionato. Le sue opere, tra cui Rue Transnonain, 15 aprile 1834, mostravano crudamente le conseguenze del governo sulla classe operaia, guadagnandogli una fama di commentatore sociale e politico riconosciuto.
La Scuola di Barbizon: Daumier e Millet
Lo stile e i soggetti dell’opera di Courbet si inserirono su un terreno già rotto dai pittori del Scuola Barbizon che all’inizio degli anni ’30 dell’Ottocento si stabilirono nel villaggio di Barbizon vicino Parigi con l’obiettivo di riprodurre fedelmente il carattere locale del paesaggio.
Sebbene ogni pittore di Barbizon avesse il proprio stile e interessi specifici, tutti sottolineavano nelle loro opere gli aspetti semplici e ordinari della natura.
Si allontanarono dal pittoresco melodrammatico e dipinsero forme solide e dettagliate che erano il risultato di un’attenta osservazione. Con opere come Le spigolatrici (1857), Jean-François Millet (Gréville-Hague, 1814 – Barbizon, 1875) era stato uno dei primi artisti a ritrarre i braccianti contadini con una grandezza e una monumentalità fino a quel momento riservate a personaggi più importanti.
Courbet dipinse altrettanto la gente normale, in tutta la sua gloriosa ordinarietà, attraverso una pittura viscerale. Nell’eliminare la retorica dell’accademia, Courbet optò per composizioni che sembravano grezze rispetto alla sensibilità prevalente.
Esordì con figurazioni piatte, in cui esaltava i contorni delle forme, per poi abbandonare l’attenta modellazione in favore di un’applicazione dei colori in modo denso, come attraverso delle macchie che rompevano la superficie. Tale innovazione stilistica lo rese molto influente sui modernisti successivi che hanno promosso una maggiore libertà della trama superficiale di quadri.
Ma la sua caratteristica prevalente è soprattutto nella scelta dei soggetti che sovvertirono il classicismo accademico: da Gli spaccapietre (1849), che i critici accusarono di bruttezza intenzionale, ai nudi scabrosi e ai paesaggi, come quelli marini degli ultimi anni, in cui la resa dell’acqua è tangibile, la pittura è densa sulla superficie creando l’illusione dell’acqua stessa.
Quanto ai nudi, già nel 1853 ne Le bagnanti rappresentò, indignando il pubblico, due donne qualsiasi, senza alcuna simbologia mitologica o retorica, rese naturalmente nella loro fisicità non idealizzata.
Così come ne Il sonno del 1866 si spostò verso un realismo erotico che divenne prevalente nel suo lavoro successivo, di cui L’origine del mondo sarà il più innovativo, inquadrando il pube di una donna a cosce aperte in una scandalosa visione intima dell’anatomia femminile descritta con schietto realismo.
Anche lo stile pittorico di Daumier con le sue pennellate sciolte ed espressive, evitando le superfici controllate e levigate della pittura neoclassica, fu energico e carico di dettagli realistici, con un trattamento scultoreo della forma che descriveva l’immoralità e la bruttezza della società francese.
Come detto, la sua prolifica produzione di caricature bidimensionali superò di gran lunga quella pittorica e scultorea, tuttavia, il suo lavoro presentò delle particolarità: l’uso del colore nella pittura come nell’acquerello, la gamma di toni così come i contrasti estremi di chiaro e scuro nelle litografie in bianco e nero, e una crudezza delle forme scolpite.
Visse attivamente a Parigi durante un periodo di disordini politici e sociali, due rivoluzioni e frequenti cambi di regime, una guerra e un assedio. La censura limitò la produzione artistica di Daumier ma il suo più grande contributo all’arte è stata la sua capacità di catturare anche i momenti più semplici della vita e infonderli di emozione.
Le vignette satiriche erano prive di sentimentalismo pur non creando quel tipo di distanza emotiva tipica in Courbet. Il soggetto principale del suo lavoro fu la condizione umana.
Gli acquerelli presentavano temi contemporanei ed erano molto richiesti dal mercato dell’arte, mentre i suoi dipinti ad olio del primo periodo avevano uno stile simile a una caricatura, fino a quando non iniziò anche a trascorrere più tempo fuori città a Barbizon in compagnia di Millet e dei pittori della Scuola e a quel punto, in una sorta di fusione di stili, la sua opera assunse un aspetto sempre più pittorico, anche nei disegni per le litografie.
Temi ricorrenti in Daumier furono la quotidianità di Parigi, passeggeri dei treni, gli artisti di scena o gli avvocati in tribunale, con attenzione all’impatto dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione sulla popolazione operaia, come si evince dai dipinti a olio Il fardello (La lavandaia) del 1850-1853 o la La carrozza di terza classe. Anche nelle sue forme modellate in rilievo e in tre dimensioni, una delle le sue caricature di maggior successo è il bronzo Ratapoil (1851), riecheggiava il realismo spietato che si celava sotto le caricature dell’artista.