Arte

5 opere di Hieronymus Bosch che tutti dovrebbero conoscere

Hieronymus Bosch ha sempre nuotato controcorrente nell’arte facendo suo il simbolismo, ecco le cinque opere più rappresentative dell’artista

Hieronymus Bosch è stato un artista del Quattrocento che, in qualche modo, ha anticipato il Surrealismo, grazie alla sua passione per le suggestioni, i simboli e i concetti fantasiosi, che sanno più della nostra contemporaneità che del periodo storico in cui ha vissuto.

Bosch ha cominciato la sua carriera da pittore in un momento in cui si stavano affermando i pittori fiamminghi, ma non si è mai sentito davvero uno di loro perché la sua visione artistica era molto differente da quella fiamminga, nonostante la cura per i dettagli sia un elemento che sicuramente Bosch ha tratto dall’arte del suo tempo.

I temi più ricorrenti nella sua arte, che possiamo evincere soprattutto dai simboli che decide di inserire in ogni opera, sono di stampo religioso ma decisamente poco convenzionali. Il focus di Bosch è sulla morale e la condanna dei peccati ma raccontate attraverso un linguaggio visivo simbolico senza precedenti.

L’artista prendeva spesso ispirazione dalla tradizione medievale e dalle satire quattrocentesche, facendole sue e declinandole in un linguaggio simbolico decisamente particolare.

Le 5 opere più rappresentative di Bosch

Ecco le opere più rappresentative dell’arte di Bosch, in grado di raccontare meglio chi era questo creativo e moderno artista, che ha saputo rivoluzionare lo stile del suo tempo.

La cura della follia

La cura della follia, Bosch – artepassante.it

Quest’opera si trova al Museo del Prado, e rappresenta la scena dell’estrazione di un sasso dalla testa di un pazzo. Infatti, all’epoca si pensava che i matti avessero delle pietre all’interno della testa e per questo presentassero delle anomalie comportamentali. Asportare questa la pietra significava appunto curare la follia. I colori sono accesi, e fanno spiccare su tutto il resto i personaggi.

I sette peccati capitali

Lo stesso quadro, in questo caso, è un simbolo. Infatti, l’artista suddivide il dipinto in sette scene all’interno di un cerchio, che starebbe a rappresentare l’occhio di Dio pronto a giudicare le azioni dell’uomo e a incasellare le sue colpe. Anche in questo caso i colori creano un contrasto molto forte, e guidano il nostro occhio nell’osservare prima ciò a cui Bosch ha deciso di dare salienza attraverso le sue scelte cromatiche.

Tentazioni di Sant’Antonio

Quest’opera appartiene al periodo più maturo di Bosch. In questa sua fase artistica il pittore comincia a concentrarsi maggiormente sui dettagli. All’interno di Tentazioni di Sant’Antonio ad esempio, l’inferno e i suoi abitanti sono rappresentati con estrema cura per ogni minimo particolare. Ancora una volta abbiamo un tema religioso rappresentato in un modo che non ha nulla di tradizionale, e risulta a tratti eccentrico e quasi sfrontato rispetto all’arte più classica.

Il giardino delle delizie

Il Giardino delle Delizie, Bosch – artepassante.it

Probabilmente questa è la prima opera che vi sarà venuta in mente nel sentire nominare Bosch.

Si tratta senza ombra di dubbio di uno dei capolavori più rappresentativi della visione artistica del pittore.
All’interno del trittico sono rappresentati Adamo, Eva e Dio sulla sinistra, all’interno del giardino dell’Eden, in cui si possono ammirare diverse specie animali e vegetali.

Al centro troviamo il giardino delle tentazioni e qui la scena si fa complessa e confusa, dando all’intera rappresentazione un alone di mistero difficile da decifrare. Gli acrobati si muovono in modo convulso, come a voler sfidare le leggi della natura.

Sulla destra troviamo l’Inferno musicale, anche qui vige il caos e la confusione ma probabilmente era quello che voleva Bosch: voleva mettere in luce l’idea che lo stesso agire umano non conosce logica o senso. Questa terza parte del trittico è più spettrale e presenta tinte decisamente differenti rispetto alle altre due sezioni del trittico.

Chiudendosi su sé stesso  il trittico va a costituire quella che possiamo chiamare “La creazione del Mondo”.

Giudizio Universale

Giudizio Universale, Bosch – artepassante.it

Questo trittico è stato commissionato a Bosch da Filippo il Bello ed è una meravigliosa rappresentazione della paura della morte e della fine del mondo.

Nella prima tavola assistiamo alla creazione di Eva dalla costola di Adamo, seguita poi dal verificarsi del peccato originale e dalla cacciata dal paradiso terrestre, con tanto di caduta degli angeli peccatori dalla volta celeste e di un’accurata rappresentazione delle pene infernali. In questa sezione l’atmosfera è cupa e spaventosa, con un contrasto di colori netto tra volta celeste ed inferi.

Ancora una volta Bosch non delude per le sue ambientazioni, i suoi rimandi simbolici e la sua cura per i dettagli e ci presenta la sua personalissima interpretazione del Giudizio Universale.

L’eredità di Hieronymus Bosch

Molti vedono in Bosch il precursore del Surrealismo nonché un modello di riferimento per Salvador Dalì, uno dei massimi esponenti del movimento surrealista che definì Bosch come il “primo artista moderno”. Ma anche Ernst e Magritte presero spunto dalle opere di questo grande pittore olandese.

Per farvi un’esempio dell’influenza di Bosch su Dalì, vi consigliamo di osservare Il grande masturbatole di Dalì e Il giardino delle delizie di Bosch: potrete trovare dei punti in comune, tra cui una particolare forma rocciosa.

Eresia o irrazionalità umana?

Dai demoni con le forme più strane, ad orecchi tagliati da una lama, fino a un maiale vestito da suora, possiamo dire che l’arte di Bosch possa essere definita in molti modi fuorché convenzionale.

I temi religiosi vengono travolti da Bosch e immersi in una nuova dimensione simbolica dove nulla è ciò che sembra e dove ogni singolo elemento del quadro, aggiunto con minuzia e precisione, assume un significato ben preciso, e se non lo assume è comunque funzionale al “non senso” del quadro, ovvero al tipo di sgomento che l’artista voleva suscitare in chi osservava le sue opere. 

Questi stravolgimenti sono talmente evidenti, che spesso Bosch è stato definito eretico, altri credono invece che semplicemente Bosch sia riuscito a dare una sua personale interpretazione della Bibbia, raccontandola attraverso l’assurdo. Ma forse è proprio l’assurdo che ci fa percepire più autentico il suo racconto: nei suoi quadri vediamo la paura dell’uomo in tutta la sua irrazionalità, ecco perché ci risultano così inquietanti e angoscianti, perché toccano delle corde irrazionali e primitive ancora presenti dentro di noi.

«Bosch evoca un male immateriale, un principio di ordine spirituale che deforma la materia, un dinamismo che agisce in senso contrario a quello della natura.»

– Jérome Bosch di L. van de Bossche (1944)

Alessia Barra

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