David Lynch, istrionico regista statunitense, sarà presente al Salone del Mobile di Milano con una sua installazione, le “Thinking Rooms”, cioè le “Stanze del Pensiero”
Un’opera che non potrebbe non esser stata concepita dalla mente di David Lynch. Dei luoghi che riescono a unire l’onirico e l’introspezione. L’installazione, dal titolo “Interiors by David Lynch. A Thinking Room“, è stata curata da Antonio Monda. Monda era stato contattato dallo stesso Salone, il quale aveva intenzione di coinvolgere nell’iniziativa un regista per la realizzazione di alcune stanze da inserire nel percorso dell’esposizione. L’opera di Lynch si configura come un paio di stanze identiche e speculari, presso i padiglioni 5 e 7 dello spazio del Salone. Una celebrazione dell’inconscio, del doppio, topos sempre presenti nella poetica cinematografica di Lynch.
Come sono costruite le Thinking Rooms
Siamo alla 62esima edizione del Salone del Mobile di Milano, appuntamento imperdibile per il mondo del design d’interni. Dal 16 al 21 aprile presso gli spazi della Fiera di Milano Rho sarà possibile accedere all’esposizione. In particolare, nei padiglioni 5 e 7 saranno presenti, appunto, le due Thinking Room ideate da David Lynch. La realizzazione del progetto è stato affidato allo studio Lombardini22, specialisti nell’ambito dell’architettura e dell’ingegneria. Lombardini22 ha inoltre collaborato col Piccolo Teatro, istituzione della cultura milanese. Se lo studio ha preso in carico il masterplan del posizionamento e l’impianto architettonico del perimetro curvilineo – che conduce all’opera di David Lynch – il Piccolo ha provveduto all’allestimento e alla cura del progetto esecutivo.
A curare il tutto, come anticipato, è stato Antonio Monda, che ha lavorato gomito a gomito con il regista americano. Il Salone ha intervistato Monda sulla collaborazione con Lynch e sulla realizzazione dell’esposizione. Anzitutto, è stato lo stesso Monda ad aver pensato a Lynch, in quanto grande appassionato di falegnameria. Il curatore ha detto che lui stesso ha potuto constatare la cura e la dovizia con le quali il regista si dedica al restauro di mobili. Dopo una prima proposta di collaborazione, arriva il consenso di Lynch. Di lì a poco iniziano ad arrivare dei bozzetti, che si fanno via via più complessi e articolati. Lo stile del regista di Missoula è inconfondibile, anche nel design. Non sarà, purtroppo, Lynch il realizzatore materiale della stanza (affidata alle maestranze del Piccolo). Tuttavia, “per completezza”, Monda ha intenzione di mostrare nel percorso dell’esposizione i bozzetti preparatori realizzati a mano dal regista.
Intorno alle Thinking Room, Monda ha realizzato un percorso “preparatorio” per i visitatori, composto da una dozzina di schermi da 56 pollici nei quali scorrono le immagini dei film del regista. Il focus è sull’uso scenico del mobilio nelle pellicole. Le stanze sono identiche, avvolte da un sipario di velluto blu (un omaggio a “Blue Velvet”, film di Lynch). Nella parte centrale della stanza, un’enorme poltrona di legno sormontata da tubi di ottone. Il tutto restituisce l’atmosfera perturbante tipica di Lynch.
Le Thinking Room di David Lynch: un’immersione nella Manifestazione
L’obiettivo di queste stanze è di offrire al visitatore la possibilità di prendersi del tempo per la meditazione (della quale Lynch è grande estimatore e praticante), ma non solo. Sono stati pensati come dei luoghi nei quali, più semplicemente, è possibile riflettere.
Il sogno e l’incubo, l’inconscio e il subconscio, l’onirico e il reale. Da sempre David Lynch gioca con i concetti duali. Lo ha fatto nei suoi film e nella sua serie tv, ormai di culto, “I segreti di Twin Peaks“. E ora ha portato questa visione artistica anche nell’opera esposta a Milano.
Non è pensabile riuscire a dare una lettura razionale a nessuno dei film di Lynch, come a nessuna delle sue opere artistiche. Lo stesso regista pare infastidirsi alla domanda “E questo cosa significa?”, spesso replicando con “Beh, è quello che vedi”. Ciò che Lynch compie attraverso i suoi film e non solo è l’emersione di una parte del subconscio che non viene processato. Che emerge grezzo, non elaborato, e dunque intricato come intricate sono le immagini che si materializzano di notte nei sogni e negli incubi.
Quello che caratterizza anche le Thinking Room è, ancora una volta, il perturbante e la risposta del soggetto visitatore. È inutile chiedersi, davanti a una poltrona gigante con dettagli di tubi in ottone, “E questo cosa significa?”. Non si significa niente in particolare. L’opera è da intendersi come una proiezione della mente. Come l’immersione in una dimensione onirica che si percepisce sia come propria, sia come completamente aliena. Come se fosse la Stanza Rossa di “Twin Peaks”, o la mente del protagonista di “Eraser Head”, o la sala cinematografica di “Mulholland Drive”, o ancora il buio impenetrabile di “Lost Highways”.
È qualcosa che si avvicina all’atmosfera della Stanza Rossa, nella quale Laura Palmer, il Nano e l’agente Cooper sono allo stesso tempo insieme e da soli. Soli nei propri pensieri, nelle proprie divagazioni, ma insieme ad altre persone – gli altri visitatori – intenti a fare lo stesso, ed eventualmente a scambiarsi opinioni sull’esperienza.
C’era il rischio che le Thinking Room risultassero ambienti troppo a sé, spiccando certo per originalità, ma senza riuscire in un dialogo con le restanti esposizioni più “razionali”. Invece, garantisce Monda, le due stanze del pensiero riescono efficacemente in questo intento, integrate perfettamente nel contesto dell’esposizione.
La lunga assenza di Lynch
David Lynch non ha avuto una vita registica facile. L’apprezzamento del suo lavoro a Hollywood è stato duro a realizzarsi, e ha incontrato non poche difficoltà nel reperire i fondi necessari o una produzione che fosse interessata alle sue sceneggiature. Per tale ragione, dopo anni di tentativi fallimentari, il regista pare si sia ritirato a vita privata nella sua abitazione. Ma il suo estro creativo non si ferma, e non smette certo di creare. Non ha perduto l’entusiasmo, ma a contrario si è gettato a capofitto nell’avventura del Salone del Mobile, dove ha potuto portare anche il suo – per molti insospettabile – amore per la falegnameria e per il design.
Purtroppo, David Lynch non sarà presente nemmeno al Salone. A partire dal 2020, dopo l’inizio del periodo del Covid-19 e della sua veloce diffusione, il regista esce raramente persino dalla propria casa, e pare non abbia mai più manifestato l’intenzione di prendere un aereo.
La speranza è che il regista possa presto regalarci un altro dei suoi capolavori. Dopotutto, è pur sempre David Lynch: l’uomo che ha sorpreso il pubblico con la terza stagione di “Twin Peaks” dopo più di 25 anni dalla fine della seconda.