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8 aprile: la Giornata Internazionale di Rom, Sinti e Camminanti

L’8 aprile di ogni anno ricorre la Giornata internazionale di Rom, Sinti e Camminanti. La giornata è stata istituita per parlare di una cultura millenaria, troppo spesso vittima di stereotipi razzisti.

Nata nel 1971 per ricordare il primo grande incontro internazionale di rappresentanti dei rom, dal 7 al 12 aprile 1971 a Chelsfield. La giornata è stata ufficialmente dichiarata nel 1990 a Serock, in Polonia, sede del quarto Congresso mondiale dell’Unione Internazionale dei Rom (IRU). Fu proprio nella cittadina inglese che, per indicare la nazione romanì – che comprende i sottogruppi dei Kalderash, Lovari, Lăutari, Manouches e tanti altri – fu scelto il nome rom, che significa “uomo”.

Rom, Sinti e Camminanti: perché istituire una giornata dedicata

La storia del popolo Rom è millenaria. Provenienti dall’India (di fatto, la loro lingua è legata al sanscrito), la loro presenza sul territorio europeo si attesta dal XV secolo. In particolare, le fonti storiche confermano la presenza di popolazioni Rom in Italia a partire dal 1422, secondo la cronaca più attendibile. Nonostante la loro integrazione nel tessuto sociale europeo risalga, praticamente, alla fine del Basso Medioevo, il popolo Rom è da sempre vittima di violenze e soprusi su base puramente etnica.

Nel corso del XVIII secolo, per esempio, sotto l’Impero Asburgico, i Rom vengono esiliati se non acconsentono di sottostare alla formazione imposta loro. I loro figli vengono portati via dalle case per poter essere “ri-educati”. Persino la lingua e i costumi rom vengono vietati. Talvolta, in alcune regioni, i Rom vengono fatti schiavi a disposizione della corona, della nobiltà e del clero. Una lunga storia di abusi che pare arrestarsi solo a metà del XIX secolo.

Durante la Seconda guerra mondiale, il dominio nazifascista stermina centinaia di migliaia di Rom. Si è trattato, a tutti gli effetti, di un vero genocidio. Per quanto sia difficile fornire dei dati esatti dello sterminio, si ritiene che la stima più affidabile si aggiri attornio alle 500 mila persone. In seguito alla sconfitta del nazifascismo, la vita di Rom e Sinti non riscontra particolari miglioramenti. Nei Paesi dell’Est Europa (dove risiedeva la maggior parte della popolazione rom europea), i regimi comunisti instauratisi sui territori continuano a ignorare la precaria condizione di Rom, Sinti e Camminanti. Di fatto, è preclusa loro qualsiasi forma di lavoro più “alto”, potendosi limitare a svolgere solo le mansioni più umili. Inoltre è proibito loro l’uso della propria lingua, di esercitare la propria libertà di movimento e di possedere proprietà private.

Per tale ragione, in memoria di un passato di abusi e soprusi, si è deciso di istituire una giornata che inneschi un dibattito costruttivo e positivo sull’integrazione delle popolazioni Rom.

L’8 aprile 1971, il Congresso mondiale dell’Unione Internazionale dei Rom si è riunito per parlare dell’identità del proprio popolo. Si è stabilito che, data l’eterogeneità che caratterizza il popolo Rom, non è possibile distinguere ogni singolo sottogruppo o etnia. Per tale ragione, la parola “Rom“, che significa “uomo“, è la dicitura più corretta e ampia per definire la moltitudine dei sottogruppi e delle varie etnie. Infatti, la parola “zingaro” è assolutamente impropria, dal momento che si tratta di un eteronimo (ovvero, quando un popolo definisce un altro popolo). Inoltre ha una connotazione dispregiativa, avendo assunto nel tempo anche il significato di “schiavo”.

La lingua rispecchia anch’essa l’eterogeneità del popolo Rom, essendo composta da un’ampia varietà di dialetti. Inoltre, si sono dotati di una bandiera, con una striscia blu in alto e una verde in basso sormontate da una ruota rossa a sedici raggi. La bandiera simboleggia il cielo e la terra, ma anche lo spirito errante. In ultimo, si è eletta la canzone “Gelem Gelem” come inno ufficiale.

By Bundesarchiv, R 165 Bild-244-52 / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5335771-artepassante.it

La Giornata Internazionale oggi

Non è facile individuare il numero esatto delle persone Rom presenti sul territorio europeo. Le ragioni sono molteplici. Anzitutto, in molti decidono di non farsi registrare come tali, temendo di subire delle violenze su base etnica. Inoltre, la popolazione Rom ha una fede diversa in quanto spesso adottano la religione del Paese di residenza. Ragioni che inficiano qualsiasi tentativo di censimento.

Purtroppo ancora oggi le persone Rom sono vittime di stereotipi, di esclusione sociale, di negazione della cittadinanza e dei più basilari diritti. A partire dal 1990, con la Dichiarazione di Copenhagen si riconoscono i problemi legati alla violazione dei diritti umani sul popolo Rom. Nel 2008, invece, l’Unione Europea ha istituito il “Framework of National Roma Integration Strategies“, che verte a risolvere i problemi riguardanti educazione, lavoro, sanità e politiche abitative.

È per tali ragioni che è necessario, ancora oggi, parlare delle condizioni spesso degradati alle quali sono sottoposti per augurare un cambio di rotta. Ciò è possibile proprio durante l’8 aprile, in occasione della Giornata internazionale di Rom, Sinti e Camminanti. Sono in programma, infatti, eventi in tutta Europa per parlare di cultura, di antropologia, di tradizioni. Ma questa giornata è anche un’occasione per fare il punto della situazione sul fronte dell’integrazione.

Per quanto riguarda l’Italia, l’UCRI (guidata dal violinista Gennaro Spinelli) ricorda proprio in occasione dell’8 aprile, la giornata dedicata alla più grande minoranza italiana. Persone, prima di ogni altra cosa, percepiti ancora oggi con diffidenza – nel migliore dei casi. Benché la loro presenza sia attentata, come detto, dal 1422, ancora molto c’è da fare per uscire dallo stigma.

Anche in Italia è in corso la Romanì Week, una settimana dedicata alla cultura Romanì, dal 3 al 10 aprile. L’UCRI, in collaborazione con l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) ha organizzato eventi con ospiti internazionali, aperti a tutti e gratuiti. Un’occasione di dialogo e conoscenza di una cultura e di un popolo millenario, che proprio nei millenni e nelle sue peregrinazioni si è arricchito.

By AdiJapan – Own work, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1253421-artepassante.it

Rom, Sinti e Camminanti: esponenti nell’arte

La comunità Rom ha da sempre espresso, nonostante le repressioni perpetrare, artisti di grande caratura, troppo spesso ignorati dalla Storia.
Django Reinhardt, per esempio, è stato un chitarrista d’indiscutibile talento. Fu precursore, inoltre, del “Gypsy Swing”, detto anche “Jazz Manouche”.
Vicente Escudero fu un ballerino, coreografo e cantante di flamenco, ma anche pittore, scrittore e attore.
Helios Gomez fu grafico, artista, poeta e attivista anarchico contro il regime franchista in Spagna.
Ceija Stojka è stata una scrittrice, pittrice e musicista, sopravvissuta a ben tre campi di concentramento.
Veijo Baltzar è un artista visivo e autore con più di 70 opere letterarie pubblicate.
Delaine Le Blas è un’artista che ha spaziato dalle installazioni, alle performance, alla fotografia, al cinema.
Non ultimo, proprio il presidente dell’Unione delle Comunità Romanès in Italia (UCRI), il violinista Gennaro Spinelli.

Non può e non deve sorprendere che una cultura millenaria così ricca e multi-sfaccettata esponga fieramente fra le sue fila tanti degni rappresentanti. E certamente la lista sarebbe ancora più lunga, se molti di quei nomi non fossero andati incontro a un immeritato oblio.

Francesca Di Rocco

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