Un podcast che raccoglie restituisce voci e storia di donne scrittrici che non hanno mai conosciuto la fama
È quasi paradossale il ruolo di subalternità assunto dalle donne nella storia della letteratura. Sempre e da sempre muse ispiratrici, ma raramente autrici. Eppure per stereotipo, delle due macro aree del sapere, quello umanistico è più accostato alle donne, mentre quello scientifico agli uomini.
Inoltre, secondo il rapporto redatto dalla casa editrice Feltrinelli, le donne rappresentano la maggioranza dei lettori in Italia. Soprattutto per quanto riguarda la narrativa nel suo complesso, il 63,4% dei lettori è donna.
Tuttavia, ciò non implica necessariamente che il mondo umanistico non sia sessista al suo interno.
Anche nelle antologie scolastiche, sono pochissime le donne cui si fa riferimento. E, se ce ne sono, vengono spesso escluse dai programmi ministeriali in quanto “minoritarie”. Eppure è importante che le giovani generazioni che stanno ancora formando il proprio senso critico si misurino non solo con autori maschili più o meno celebri, ma anche con scrittrici. Tuttavia, nei testi scolastici, spesso viene riservato loro – se fortunate – poco più di una pagina. E le antologie scolastiche italiane, in tal senso, sono fra le più avare.
Troppe scrittrici dimenticate dalle antologie italiane
Le donne hanno sempre scritto, al pari dei colleghi uomini. Ma dovendo sottostare a delle ben più rigide istanze sociali, gli è stato spesso impedito di esprimersi liberamente.
Sulpicia, per esempio, era una poetessa latina di grande ingegno. A lei si devono dei versi contenuti all’interno del Corpus Tibullianum.
Ma anche Caterina da Siena, autrice di opere di spessore politico non indifferente come il Dialogo della Divina Provvidenza.
Con l’invenzione e la democratizzazione del mezzo della stampa, anche la diffusione delle opere diventa più facile. In questo periodo Giulia Bigolina scrive uno dei primi romanzi in lingua italiana, Urania, scritto tra il 1556 e il 1558 ma pubblicato solo nel 2002.
Anche nel corso del Settecento e dell’Ottocento, secoli durante i quali si produce letteratura che il critico Francesco De Sanctis definisce come frivola, le donne scrivono. Lo dimostra la critica letteraria Tatiana Crivelli infatti nel suo La donzelletta che nulla temea – Percorsi alternativi nella letteratura italiana tra Sette e Ottocento. La critica propone una nuova lettura della Storia della Letteratura che recupera un canone alternativo a quello maschile. Crivelli pone l’accento sulla Accademia dell’Arcadia, un’associazione di 450 donne che sotto pseudonimo produceva poesia di stampo bucolico. Uno stile per alcuni troppo leggero, per altri troppo anacronistico. Fatto sta, che l’esperienza dell’Arcadia fu cancellata dalle cronache – dunque, dai libri.
Certamente, larga parte delle ragioni dell’esclusione femminile dai volumi scolastici è stata la difficoltà che le donne hanno trovato nell’accesso agli studi più alti, preclusi loro fino al 1874.
Nel 1847 Caterina Franceschi Ferrucchi parla dell’importanza dell’educazione delle donne. Fortunatamente la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento rappresentano un periodo di fermento e rivolta che portano all’affermazione sempre crescente dei diritti femminili. Le donne iniziano a prendere coscienza del proprio ruolo subalterno, e a desiderare di sovvertirlo. Nel 1908 a Roma si svolge il primo Congresso nazionale femminile. A prendervi parte è anche Sibilla Aleramo, scrittrice di enorme caratura e autrice di una delle opere più intime della letteratura: Una donna. Testo fondamentale del femminismo, Una donna affronta la condizione femminile e le sue difficoltà, vissute anche in prima persona dalla stessa Aleramo.
Nel Novecento uno degli esempi più lampanti è certo anche quello di Alba de Céspedes col suo romanzo Nessuno torna indietro. De Céspedes, in seguito alla pubblicazione del suo libro, dovette comparire per ben diciassette volte di fronte a un tribunale fascista perché si pentisse di averlo scritto.
Ma anche Grazia Deledda, vincitrice del Nobel per la Letteratura nel 1926, e, sebbene più tardi, Elsa Morante. Ma anche la critica Fernanda Pivano, senza la quale gli italiani non avrebbero conosciuto Hemingway, la Beat Generation. E, forse, anche il celebre album di Fabrizio De André Non al denaro, non all’amore, né al cielo non avrebbe assunto la forma che conosciamo oggi.
E quante altre ce ne sarebbero da scoprire, ancora.
Fortunatamente oggi la condizione di donna-autrice non è più da sdoganare. Tuttavia, ciò che è certo è che i pregiudizi che circondano il rapporto della donna con la scrittura e con la lettura sono ancora molti. Uno fra questi, la propensione per una letteratura di genere, spesso definita rosa, a volerle dare una connotazione volutamente negativa.
Mis(S)conosciute: un’immersione nella letteratura femminile
Il podcast di Mis(S)conosciute – Scrittrici tra parentesi nasce con l’intento dichiarato di “liberare dalle parentesi le storie di scrittrici lette – ma non troppo – degli ultimi 60 anni”.
Il progetto nasce nel 2019, dalla passione per la letteratura (e il desiderio di rivalsa) di tre donne: Giulia Morelli, Maria Lucia Schito e Silvia Scognamiglio. Le tre iniziano il progetto di un podcast letterario, tradotto poi in una pagina Instagram e in una newsletter, che inviano agli iscritti l’otto di ogni mese.
La loro pagina Instagram diviene particolarmente popolare quando pubblicano un’immagine ritraente un iceberg (in collaborazione con l’artista @_imieiritagli_). Lungo il contorno dell’iceberg si trovano i nomi di grandi scrittrici. Com’è facilmente intuibile, più si scende in profondità e si abbandona “la punta dell’iceberg” e più i nomi smetteranno di esserci familiari. Questo, a ribadire il ruolo di contorno – o di semplici parentesi – assunto da alcune scrittrici, come una sorta di damnatio memoriae.
“Abbiamo iniziato con il podcast – ancora prima che in Italia fossero conosciuti come lo sono ora – e lo abbiamo fatto riprendendo in mano le nostre tesi di laurea: la mia sulla scrittrice egiziana Ahdaf Soueif e quella di Giulia sulla drammaturga inglese Sarah Kane”, spiega Scognamiglio, tornando alle origini del progetto.
Le puntate richiedono molto tempo per essere scritte, registrate ed editate, e l’ordine col quale si parla di una scrittrice o di un’altra è del tutto casuale.
Da podcast, poi Mis(S)conosciute ha assunto un carattere sempre più civile. Le sue fondatrici sono impegnate in progetti di divulgazione letteraria anche nelle scuole. Arrivano, quindi, a colmare quel vuoto che i programmi ministeriali non vedono, quello dell’omissione delle donne dalla letteratura.
Nel maggio 2022 le fondatrici sono state invitate anche al Salone letterario per eccellenza in Italia, quello del Lingotto di Torino.
L’obiettivo è quello di restituire una voce a queste donne dimenticate del panorama culturale – d’appannaggio quasi totalmente maschile – , perché una volta conosciute non tornino nell’abisso nel quale erano precipitate. È un pericolo concreto, e un esempio è certo quello delle partigiane che hanno scritto e che si sono spese tanto quanto gli uomini per la Liberazione. Le donne, divenute guerrigliere e staffette, una volta ottenuta la liberazione dal nazifascismo, hanno assistito a un graduale e inarrestabile “ritorno all’ordine”.
Questo podcast era quello che serviva nel mondo della cultura: promuove la visibilità di autrici dimenticate e celebra il contributo delle donne nella letteratura. Inoltre, ha la capacità di promuovere il dialogo e l’educazione. Ma soprattutto, illumina storie e narrazioni interessanti di autrici dimenticate, spesso, per essere state ridotte al silenzio. Questo, più di ogni altra cosa, offre degli interessanti spunti di riflessione.