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Roma celebra il figlio adottivo Rino Gaetano con una mostra a Trastevere

Nel cuore intoccato della Capitale, una mostra ricorda il grande cantautore romano d’adozione al Museo in Trastevere

Salvatore Gaetano nasce a Crotone il 29 ottobre del 1950. La famiglia decide di spostarsi a Roma solo nel 1960. Solo un anno dopo, al fine di assicurare al figlio una buona istruzione, i genitori maturano l’idea di mandare il giovane Rino a studiare presso il seminario della Piccola Opera del Sacro Cuore di Narni, in provincia di Terni.

Una volta ristabilitosi a Roma nel 1967 vive nel quartiere Monte Sacro, nel nord della città. Dal 1968 inizia una cover band, i Krounks, con altri tre amici. I suoi artisti di riferimento sono Fabrizio De André, Enzo Jannacci, Lucio Battisti, Bob Dylan e i Beatles.

Mostra Rino Gaetano

La svolta ci fu nel 1969, quando presso il Folkstudio, celebre locale romano e centro di riferimento per la scuola cantautorale capitolina, fa la conoscenza di due artisti già abbastanza affermati quali Francesco De Gregori e Antonello Venditti. Sarà un legame particolarmente stretto, quello con Venditti, col quale si esibisce più volte. Al Folkstudio, tuttavia, non era compreso né dal pubblico né dai colleghi, a causa del suo stile dissacrante che ne caratterizzerà per sempre la cifra stilistica.

Contestualmente, partecipa anche a progetti teatrali, fra i quali Aspettando Godot nel ruolo di Estragone e Pinocchio nella versione di Carmelo Bene nel ruolo della volpe.

Le sue esigenze di emergere come artista divergono largamente dall’idea del padre di volerlo impiegato di banca. Il successo, fortunatamente, arriva nel 1973, quando incide il singolo I Love You Marianna, che decide di non firmare col suo nome ma con lo pseudonimo di Kammamuri’s.

Da quel momento in poi, il successo lo travolge. Nel 1974 pubblica il suo primo LP, Ingresso libero. Ma è con il 45 giri Tu, forse non essenzialmente tu/ I tuoi occhi sono pieni di sale che il cantautore inizia a guadagnarsi una certa fama, attirando l’attenzione di Gianni Boncompagni e Renzo Arbore.

Nel 1975 esce il 45 giri Ma il cielo è sempre più blu, che lo consacra definitivamente al grande pubblico. A questo punto della sua produzione musicale, Gaetano inizia a parlare sempre più di emarginazione sociale, di povertà, di alienazione. Questo emerge maggiormente nei due LP, Mio fratello è figlio unico e Aida, rispettivamente nel 1976 e 1977. Nel primo i temi portanti sono quelli sociali cari a Gaetano; il secondo invece è, nelle intenzioni del cantautore, un omaggio all’Aida di Verdi, che nell’LP del 1977 rappresenta l’Italia e la storia, ma anche le sue donne.

Sempre nel 1977 esce un altro brano di successo, Spandi, spendi, effendi.

Il 28 gennaio 1978 Gaetano partecipa a Sanremo con una delle sue più celebri canzoni, Gianna. Il cantautore però vive male il successo di derivatogli da questo pezzo, che era arrivato quasi a cancellare tutta la sua produzione artistica precedente. “Sanremo non significa niente e non a caso ho partecipato con Gianna che non significa niente” dichiara Gaetano.

Nel 1978 conduce un programma radiofonico su Radio Uno, dal titolo Canzone d’autore.

Le polemiche però raggiungono presto anche il cantautore, che ha recentemente pubblicato il 45 giri contenente Nuntereggae più, una canzone che faceva esplicito riferimento a personaggi in vista del mondo televisivo e politico. Nonostante l’intenzione dichiarata fosse tutto fuorché quella di aver creato un testo politico, Gaetano si attira le critiche di molti.

Purtroppo la sua parabola ha una durata inversamente proporzionale alla vastità del successo raggiunto. Dopo la partecipazione a Sanremo, qualcosa inizia a non funzionare più. I suoi spettacoli sono certo più articolati e curati, ma Gaetano risultava indispettito e polemico dentro e fuori dal palco.

Nel 1980 esce il suo sesto e ultimo LP, E io ci sto. Il disco non riscuote il successo sperato, ma il cantautore ne resta comunque soddisfatto: aveva potuto sperimentare con nuove sonorità più rock, osando maggiormente anche nella durezza dei testi.

Gaetano muore a causa di un tragico incidente il 2 giugno 1981, sulla via Nomentana.

Rino Gaetano, il fratello figlio unico di Roma

A dispetto delle origini calabresi, comunque mai tenute nascoste, Rino Gaetano ha sempre espresso la sua appartenenza a Roma. La Capitale è non solo la città nella quale inizia a muovere i suoi primi passi in termini artistici (fortemente spinto dall’amico Venditti), ma anche il luogo in cui decide di stabilirsi.

Molti riferimenti a Roma si possono trovare disseminati nelle copertine dei suoi dischi: il suo primo LP Ingresso libero rappresenta il palazzo dove visse a lungo, mentre un 45 giri vede sulla copertina l’interno di un bar frequentato dal cantautore.

Inoltre, la città eterna ebbe un ruolo cruciale per Gaetano anche in qualità di ambiente multi sfaccettato che gli ha conferito un punto di vista privilegiato sulle disparità sociali e sulla politica. Ma anche l’osservazione dei movimenti di protesta del ‘68 e degli anni Settanta, particolarmente forti nella Capitale, hanno avuto un impatto significativo sulla sua produzione artistica, oltre che sul suo vissuto.

La mostra nel cuore di Roma

La mostra dedicata a Rino Gaetano ne ripercorre il percorso artistico, dagli esordi alla prematura fine di carriera.

La location della mostra non è casuale: non solo il Museo in Trastevere si trova nella parte più verace di Roma, ma è anche situato a pochi passi dal mitico Folkstudio.

Ma non solo cimeli provenienti dal Rino Gaetano sul palco. Alla collezione presentata sono esposti anche pezzi personali che raccontano l’uomo dietro le canzoni, fuori dal palco, gentilmente concessi dalla sorella Anna Gaetano, che li ha gelosamente conservati fino a oggi.

Ambasciatori della mostra il cantautore e collega Riccardo Cocciante – che con Gaetano incise il QConcert del 1981, contenente A mano a mano di Cocciante interpretata da Rino Gaetano e Aida di Gaetano cantata da Cocciante – e Giusy Ferreri.
“Rino deve essere definito come artista, perché l’artista è colui che non sceglie quello che fa ma è scelto dalla vita per fare qualcosa – racconta Cocciante -. Rino doveva fare il cantautore. Insieme eravamo due personaggi all’opposto, ma ci univa la difficoltà di vivere. Eravamo visti male negli anni Settanta, capelloni e aggressivi nella nostra proposta. Ma un artista deve essere aggressivo, altrimenti non esiste”.
“Ha lasciato non solo a me, ma a un vastissimo pubblico il racconto di un vero cantautore che si è saputo porre con assoluta verità e con l’ironia che lo ha sempre contraddistinto.
Mi è sempre piaciuto il suo modo di descrivere il mondo che lo circondava – aggiunge Ferreri -. Aveva predetto che la sua musica sarebbe arrivata ai giorni nostri, alle future generazioni. Aveva ragione”.

La mostra sarà arricchita dalle performance live di Alessandro Gaetano con la Rino Gaetano Band e di Diana Tejera. Inoltre l’evento è corredato dal catalogo edito da Gangemi Editore, che contiene storia, immagini e un lungo elenco di testimonianze che aiutano a comprendere tutte le sfaccettature di un uomo considerato uno dei maggiori cantautori del nostro Paese.

La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Alessandro Nicosia e Alessandro Gaetano, nipote del cantautore, è organizzata e realizzata da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura.

Si potrà accedere alla mostra fino al 28 aprile 2024, dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20.

Francesca Di Rocco

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