Il Gruppo di via Bagutta è molto noto nell’ambiente artistico di Milano e la sua via omonima rappresenta la sua “anima”
Il Gruppo Culturale Pittori di Via Bagutta è molto noto nell’ambiente artistico milanese: la meneghina via Bagutta rappresenta la sua anima e fra alcuni mesi si compiranno i 45 anni della nascita della Fiera dell’Arte a cielo aperto, che vede protagonisti da sempre i Pittori baguttiani.
La loro Fiera fu inaugurata il 25 ottobre 1964 ed è arrivata, nella primavera del 2009, alla sua 90esima edizione: con le sue manifestazioni artistiche, ha saputo mantenere in tutto questo tempo qualità e dignità che, ancora oggi, caratterizzano la sua immagine culturale e artistica.
Il Gruppo di Bagutta è stato fondato dal pittore Bruno De Cerce ed è uno dei pochi gruppi artistici che parla in un linguaggio chiaro e indipendente da qualsiasi corrente politico-sociale. L’esperienza è stata infatti un bagaglio vitale e prezioso per continuare nella programmazione del suo futuro.
Tutto ciò pensando al rinnovamento della propria attività nel campo dell’Arte e accogliendo senza pregiudizi le idee, i fermenti, le sollecitazioni che provengono dal mondo artistico.
Nel corso di oltre cinquant’anni, il Gruppo ha accolto sempre, senza pregiudizi, le nuove idee, i fermenti più interessanti, le innumerevoli sollecitazioni che provenivano dal mondo artistico.
E ne ha fatto tesoro, trasformando questi spunti in un’esperienza indispensabile per programmare il suo futuro e rinnovarsi di anno in anno, di mostra in mostra.
Nel 2009, per ricordare e festeggiare appunto i suoi quarantacinque anni di vita, il “Gruppo” propone, come altre volte, un Premio di Pittura – dal tema libero – per gli associati.
Nel loro abituale spazio espositivo di via Bagutta – “L’arte a cielo aperto” – i Pittori di Bagutta” propongono attraverso le periodiche esposizioni di pittura, scultura, disegno e grafica, le esperienze creativo attuali, dando vita così ad una serie di mostre fortemente caratterizzato.
In questo modo i “Baguttiani” vogliono essere punto di riferimento per gli artisti, collezionisti ed appassionati d’arte attraverso amichevoli momenti d’incontro come lo sono, del resto, le “mostre a cielo aperto”, i dibattiti e le conferenze nella loro sede di via Bagutta 12.
Una proposta che favorisce infatti l’arricchimento della sensibilità di tutti e si apre, nel contempo, alle diverse possibilità degli amici acquirenti. Vivendo il vero senso di tali valori, il Gruppo Culturale Pittori di Via Bagutta continua così a proiettare la sua esistenza.
Un Gruppo, occorre dirlo, che si è conquistato attraverso tanti anni una sua personalità e una sua dimensione all’interno dell’ambito artistico di Milano, d’Italia e anche di quello internazionale per i numerosi visitatori che si sono succeduti nel tempo: dagli europei agli americani, ai giapponesi.
I milanesi, per primi, hanno saputo incoraggiare, apprezzare e sostenere la sensibilità e il lavoro di questi artisti. A loro e a tutti gli altri appassionati d’arte e amici va quindi il nostro affettuoso e dovuto ringraziamento.
Dopo Bruno De Cerce, questo impegno è stato raccolto da altri illustri presidenti come Aldo Cortina, Romualdo Caldarini e Guido Marcello Poggiani, che dal 2015 ha preso in mano le redini di un gruppo che aveva perso un po’ della sua identità con l’intento di riportarlo agli antichi splendori.
Quella del Gruppo è una vita in continuo divenire: un’attività che si rinnova e che si presenta in forma dinamica, fortemente caratterizzante e caratterizzata.
Nel loro abituale spazio espositivo a cielo aperto, gli “Artisti di Bagutta” propongono esperienze creative sempre nuove e attuali, per mezzo di periodiche esposizioni di pittura, scultura, disegno e grafi ca.
In questo modo, i “Baguttiani” si propongono come punto di riferimento per artisti, collezionisti e appassionati d’arte: e non solo in occasione delle mostre, ma anche degli altri amichevoli momenti d’incontro, come i dibattiti e le conferenze che si svolgono nella sede del Gruppo, in Corso Garibaldi 17.
Il ruolo e il valore del Gruppo sono pertanto chiari e importanti. Si concretizzano in uno scambio che arricchisce la cultura e la sensibilità artistica di un’intera città, proiettandola anche in una dimensione internazionale, grazie ai numerosi visitatori che da ogni parte del mondo frequentano gli appuntamenti baguttiani.
A tutti questi appassionati, milanesi e non, va quindi un doveroso ringraziamento per aver saputo incoraggiare, apprezzare e sostenere la sensibilità e il lavoro di un Gruppo così impegnato nella diffusione dell’arte e della cultura.
Ritornando a parlare della tradizionale Fiera dell’Arte baguttiana, scriveva Luciano Visentin sul Corriere della Sera che Bagutta “è un nome derivato da un’antica voce lombarda dal significato analogo a quello genovese begudda, ovvero bagordo. Come a dire che la fama della strada deve essere legata all’antica presenza di una o più osterie” (15 novembre 1977).
Bagutta ci ricorda infatti una trattoria milanese nella quale si assegna ogni anno, dal lontano 1926, il prestigioso premio per la narrativa. La chiave della sua nascita della Fiera, raccontata con passione, ci viene dal pittore Bruno De Cerce, dal suo volume Bagutta Story: storie di lotte, di sofferenze, di incomprensioni, incominciato negli anni ’50. Tutto ciò per concludersi con il riconoscimento ufficiale del Comune di Milano al diritto di esporre liberamente in strada le proprie opere.
E in quegli anni, che precedettero l’ufficializzazione, De Cerce, aiutato dai suoi fedelissimi, è stato il personnage di tutte quelle “battaglie da ergastolano” – le sue “performances” con i ghisa dietro – per i valori nei quali credevano i pittori baguttiani.
Sentiamolo ora rivivere quel tempo: “Un sogno, perché inizialmente fu solo un’utopia, una speranza che i più consideravano irrealizzabile, specialmente in una città come Milano, dal traffico incessante e dagli interessi monopolistici delle Gallerie.” (Bagutta story, Casa Editrice La Tecnica, Milano 1979).
Il sogno che questi artisti si portavano dentro come una ferita: “Avevamo tavolozze e pennelli, per illuminarla con i vivaci colori delle tele quasi a complemento della grande idea del compianto Orio Vergani, padrino indiscusso di prestigiosi premi artistici e letterari” afferma poi De Cerce. Il sogno che allora cullavano questi artisti era quello del gemellaggio fra Roma e Milano, fra l’annuale “mostra all’aperto” romana in via Margutta e la mostra (il sogno) nell’ambrosiana via Bagutta.
Un’idea che suscitò, naturalmente, cori di approvazione e di dinieghi. Una “copia della mostra che ogni anno si svolge nella capitale”, si leggeva su “La Notte” del 17 dicembre 1959. Luciano Bianciardi la chiamò la pittoresca “battaglia di via Bagutta”. Scrivendone, a favore o contro, i giornali milanesi pubblicizzavano in tal modo i “colpi di mano” di questi pittori (metafora usata dal Corriere Lombardo 8-9 marzo1960).
Ma la Fiera dell’Arte meneghina rimaneva ancora una “Fiera-fantasma”: disporre legalmente i quadri ai muri era dunque una illusione per gli artisti che non potevano “pagarsi una mostra”.
Un verso “profetico” di una poesia di De Cerce dice: “Ritorneremo / dove fummo scacciati” (“A via Bagutta”, Milano 1960). L’informazione dei giornali sui “ribelli” continuava.
Sul “Secolo d’Italia”, del 18 giugno 1961, si poteva leggere: “È innegabile che oggi la Fiera d’arte di via Margutta ha una risonanza mondiale e rappresenta l’aspirazione di molte città, che vorrebbero ripeterla nei loro rioni dove più si addensano gli artisti”. Si evince dunque che i pittori fratelli di Roma erano più fortunati di quelli meneghini.
Bianciardi continuava ad appoggiare i loro tentativi: “Ben consapevole di quanto sia difficile la via dell’arte ai pittori che non hanno da pagarsi una mostra. De Cerce pensò che anche a Milano, sull’esempio romano di via Margutta, si poteva organizzare un’esposizione pubblica, stradale” (“Il Giorno”, 14 luglio 1963).
Dopo tante lotte e sofferenze, era arrivato infine il sospirato “giorno della conquista”. L’armistizio tra il Comune e i pittori “ribelli” era stato firmato. La prima “Fiera dell’Arte all’aperto” – in via Bagutta – è stata infatti inaugurata il 25 ottobre 1964, spazzati da un “esorcismo”, i quadri erano come orfani attaccati ai muri.
Ma i pittori non si scoraggiavano, avevano allestito i loro “stands” nella prima “esposizione corale” baguttiana. Era ciò che contava. Oltre centocinquanta artisti aderenti al “Gruppo indipendente”. La gente, numerosa e sorpresa da questa novità, girava “scrutando” i quadri appesi sui vecchi muri. Si respirava una sorta di “atmosfera di Montmartre”, vissuta qui dai “discendenti di Sant’Ambroeus”.
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