Perché Israele viene incluso all’Eurovision 2024? Inoltre c’è un caso attorno alla canzone che presenterà Eden Golan alla competizione
La partecipazione di Israele all’Eurovision 2024 si preannuncia movimentata: Eden Golan, la ventenne uscita dal talent show di selezione HaKokhav Haba (The Next Star), ha acquisito il diritto a rappresentare la bandiera con la stella di David a Malmö, ma la situazione non sarà così semplice.
EBU (Unione Europea di Radiodiffusione), che organizza Eurovision, è infatti sommersa dalle richieste per squalificare Israele in reazione alla risposta violentissima e sproporzionata che le forze di difesa israeliane stanno mettendo in atto dopo il massacro di civili da parte di Hamas dello scorso 7 ottobre.
Una situazione che si è rapidamente “avvitata” per lo stato ebraico, tenuto sotto scacco dalle milizie dell’organizzazione terroristica che tengono ancora nascosti centinaia di ostaggi e nel contempo espongono i civili al fuoco indiscriminato di Israele nel tentativo di scovare ed eliminare i leader del gruppo armato.
EBU monitora ovviamente la situazione, ma ogni decisione, come già successo altre volte, andrà a braccetto con quelle delle istituzioni internazionali di ogni ordine e grado, che per adesso continuano a tenere Israele all’interno delle proprie strutture.
C’è da dire, peraltro, che per Eden Golan la corsa si preannunciava in salita già a prescindere, visto che è vissuta lungamente in Russia – pur essendo di origini ucraine – ed ha cantato nella Crimea occupata ma la guerra in corso lungo la striscia di Gaza sta esponendo Israele agli stessi attacchi del 2019.
EBU ha sin qui respinto tutte le petizioni per squalificare Israele, motivandole con la natura apolitica del concorso e ricordando che il Paese sta rispondendo, pur se in maniera spropositata, ad una aggressione e che dunque è una situazione diversa rispetto a quella russa.
Noel Curran, amministratore delegato del consorzio ha ribadito la posizione dello stesso: “I paragoni tra guerra e conflitto sono complessi e difficili e, in quanto organizzazione mediatica apolitica, non spetta a noi farli. ‘Eurovision Song Contest è un evento musicale apolitico, non una competizione tra governi”.
Vale anche ricordare che è israeliano lo sponsor principale dell’Eurovision, ovvero MoroccanOil: anche per questo, probabilmente, non è facile per il consorzio prendere una decisione in tal senso
Gli organizzatori del festival canoro Eurovision si stanno opponendo alla canzone che Israele spera di portare in concorso entro la fine dell’anno, respingendo il suo testo in quanto troppo politico.
Anche se ufficialmente la canzone deve ancora essere resa pubblica, il quotidiano Israel Hayom ha riferito all’inizio di questa settimana che la canzone che sarà eseguita da Eden Golan a Malmö a maggio si intitola October Rain e dovrebbe fare riferimento al massacro di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele.
La testata israeliana Ynet riferisce che l’Unione europea di radiodiffusione (Ebu) ritiene che la canzone sia troppo politica: le regole ufficiali del concorso vietano qualsiasi dichiarazione politica durante la competizione.
Un portavoce dell’emittente pubblica Kan ha riferito al Times of Israel che l’emittente televisiva “è coinvolta nel dialogo con l’Ebu riguardo alla canzone che rappresenterà Israele all’Eurovision”.
La canzone dovrebbe essere rivelata ufficialmente durante una trasmissione televisiva all’inizio del mese prossimo. Mentre alcuni attivisti hanno lanciato appelli per escludere Israele dall’Eurovision quest’anno a causa della guerra in corso a Gaza, l’Ebu ha continuato a sostenere che al Paese sara’ consentito partecipare.
Di sicuro, in Svezia– e non è la prima volta – la delegazione israeliana sarà guardata a vista: una triste tradizione inaugurata già 50 anni fa dalla prima partecipante Ilanit e arrivata sino allo scorso anno quando dopo i raid missilistici fra Tel Aviv e Gaza, la delegazione attorno a Noa Kirel fu di fatto blindata.
Per motivi di sicurezza, Eden Golan non parteciperà a nessuno degli eventi pre-Eurovision, dove peraltro la contestazione sarebbe stata pressochè scontat, e sarà anche assente al Turquoise Carpet.
In questo caso però l’assenza è per motivazioni religiose: il 5 Maggio ricorre infatti lo YomHaShoah, il giorno del ricordo delle vittime dell’olocausto.
Ogni anno, in occasione di questa giornata, vengono suonate le sirene e tutte le attività del popolo israeliano si fermano come segno di rispetto per le vittime dell’Olocausto: si tengono marce, commemorazioni ed un grande evento al Museo delle vittime dell’Olocausto Yad Vashem e, sempre per motivazioni religiose, Israele ha chiesto e ottenuto l’inserimento nella seconda semifinale.
Secondo le informazioni finora pervenute inoltre, la delegazione israeliana è attualmente nella fase di preparazione di un piano di sicurezza in piena cooperazione con il Servizio di sicurezza generale israeliano, Shin Bet.
L’entità della sicurezza sarà naturalmente determinata dalle dimensioni della delegazione stessa, ma è facile immaginare che in ogni caso, l’artista non riceverà un’accoglienza calorosa.
C’è grande attesa anche per capire chi sarà il rappresentante dell’Islanda: la presenza nella selezione di un cantante di origine palestinese potrebbe far alzare il livello di guardia ulteriormente, nel caso dovesse vincere ed accettare di rappresentare l’isola dei Geyser all’Eurovision 2024.
Lo scorso anno Noa Kirel con la sua Unicorn si è classificata 3. con 362 punti segnando il miglior risultato dall’ultima vittoria di Israele all’Eurovision Song Contest, ovvero quella di Netta nel 2018 con Toy.
A proposito di vittorie, Israele ha scritto per quattro volte il suo nome nell’albo d’oro dell’Eurovision Song Contest nel già citato 2018 e poi nel 1998 (“Diva” di Dana International), 1979 (“Hallelujah” di Gali Atari & Milk & Honey) e 1978 (“A-Ba-Ni-Bi” di Izhar Cohen & Alphabeta).
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