La Divina Commedia è un capolavoro che ha saputo nutrire la creatività di numerosi artisti, ecco le opere più belle ispirate al poema
C’è chi considera la Divina Commedia una riuscitissima storia fantasy di altri tempi, Dante probabilmente non sarebbe stato d’accordo con tale affermazione, ma non possiamo negare che, leggendola, la nostra fantasia si nutra delle ambientazioni che il sommo poeta è riuscito a creare. Basti pensare all’inferno, alle sue descrizioni accurate e all’intera realtà ultraterrena, o subterrena, che Dante è riuscito a raccontare attraverso le parole.
Il fascino della Divina Commedia ha saputo conquistare lettori di ogni epoca, e questo ha fatto sì che da lei nascessero numerose opere, delle creatività figlie, partorite dalle menti e dalle mani esperte di alcuni dei migliori artisti che l’arte abbia mai conosciuto.
In questo articolo vi mostreremo delle opere, le migliori che siano mai state ispirate dal poema. Siete pronti a tornare all’interno del poema dantesco insieme a noi? Bene, perché è proprio da lì che parte la nostra avventura.
La Divina Commedia si può leggere oppure osservare attraverso le opere di quei pittori e illustratori, che hanno deciso di darle vita attraverso la tela. Ecco quali sono gli artisti, e le relative opere d’arte, ispirate proprio a questo poema dalla bellezza immortale.
Se parliamo del binomio Divina Commedia – arte, non possiamo non citare Gustav Dorè, che nel 1855 realizzò settantasei disegni dedicati a quest’opera e li divulgò sottoforma di libro nel 1861, raggiungendo un successo insperato.
Le sue illustrazioni risultano accurate e fedeli alla storia, tanto che le atmosfere che Dorè ha saputo ricreare nutrono ancora di più la nostra fantasia e ci consentono di immaginare più vividamente le vicende nella nostra mente.
Vi consigliamo di leggere la Divina Commedia dando un’occhiata alle illustrazioni di Dorè come accompagnamento: sarà un viaggio ancora più incredibile all’interno del poema.
La mano delicata di William Blake ha trasformato in immagine il poema allegorico didascalico, concentrandosi principalmente sulla cantica dell’Inferno, a cui ha dedicato la bellezza di settantadue disegni.
Nelle sue illustrazioni vincono i colori freddi, con qualche tocco di arancione. Ma ciò che colpisce davvero delle sue rappresentazioni è la dinamicità delle figure che sembrano muoversi all’interno dell’opera.
In quest’opera del pittore francese, i nostri cari protagonisti stanno in secondo piano e osservano due dannati afferrarsi e mordersi in una posa che ci sembra molto familiare. Se vi sembra di averla già vista da qualche parte, sappiate che è molto probabile: ricorda la presa amorevole vista in Amore e Psiche di Canova, peccato che qui di amorevole non ci sia nulla.
Come se non bastasse, a rendere l’atmosfera ancora più spettrale ci pensa il cielo rosso fuoco e un demone alato che osserva a braccia incrociate i due nuovi ospiti.
Il Romanticismo ha saputo apprezzare al massimo il macabro e il grottesco dell’Inferno dantesco, tanto che probabilmente la cantica più letta in assoluto nell’Ottocento fu, senza ombra di dubbio, quella infernale. Infatti, l’inferno con le sue atmosfere tetre e i mostri che celava, ben si sposava con l’animo rinascimentale.
L’opera di Delacroix fa vivere proprio questo sentimento di inquietudine e di macabro con grandissima abilità, tanto che all’osservatore pare di essere sulla barca di Caronte insieme a Dante.
Il cielo tempestoso, due occhi rossi che ci osservano minacciosi e cupi mentre Dante, riconoscibile senza difficoltà per il suo copricapo rosso, pare vivere uno dei suoi peggiori incubi.
Nel 1957 il governo italiano chiese a Salvador Dalì di rappresentare la Divina Commedia come meglio riusciva nell’arco di otto anni. Infatti, in occasione dei settecento anni dalla nascita di Dante, ricorrenza che sarebbe caduta nel 1965, volevano che Dalì facesse prendere vita al poema attraverso dei dipinti e così fece. Ma l’idea fece scaturire una polemica che convinse il governo italiano a fare cadere il progetto.
Dalì, tuttavia, non voleva rinunciare all’occasione di disegnare l’opera di Dante e proseguì comunque nella realizzazione dei dipinti, che poi sarebbero stati pubblicati da Salani Editore.
Attraverso queste opere è possibile ammirare una versione surrealista e onirica del poema dantesco, un modo tutto nuovo e fresco di intendere e di raccontare le tre cantiche, a cui solo un genio artistico come Dalì avrebbe mai potuto dare vita.
Inconscio, soprannaturale e surrealismo si mescolano in tutti questi capolavori e Dalì non ha paura di mostrarci la sua personalissima interpretazione del poema. Per capire meglio di cosa stiamo parlando, vi consigliamo di osservare con attenzione Inferno Canto XXVII.
Una delle storie d’amore più amate di sempre, rappresentata dalle mani esperte di Gaetano Previati, che ci regala un racconto denso di simbolismo della loro passione.
La storia di Paolo e Francesca è raccontata all’interno del quinto Canto dell’Inferno, ambientato nel cerchio infernale dei lussuriosi. I due si trovano qui perché hanno peccato: Francesca si è lasciata trascinare dai sentimenti per Paolo, nonostante fosse sposata con il fratello di quest’ultimo, Gianciotto. Quando Gianciotto scoprì l’adulterio uccise entrambi, ed ecco quindi perché li troviamo tra i lussuriosi.
Previati rappresenta i due amanti in un abbraccio disperato, mentre un vortice li sta risucchiando insieme alle anime degli altri dannati. La scena è mistica, resa spettrale dall’ambientazione buia e dalla colorazione opalescente che avvolge i loro corpi.
Ma Gaetano Previati non è l’unico ad avere scelto i due amanti come soggetto, Gabriel Rossetti ha fatto lo stesso.
L’artista inglese decise di rappresentare i due amanti in preda all’amore, con una dolcezza che non ha niente a che vedere con la vorticante furia di Previati.
I loro gesti sono delicati, le loro labbra si toccano leggere e i due amanti si abbracciano con tenerezza pur essendo circondati dalle fiamme dell’inferno. Sulle gambe dei due possiamo anche notare il libro “galeotto” che fece scoccare l’amore inarrestabile nella coppia mentre erano ancora in vita, ovvero la storia di Ginevra e Lancillotto.
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.Inferno, Canto V, versi 133-138
Ma non è l’unica coppia per cui Gabriel faceva il tifo; infatti, ha rappresentato più volte anche Dante e Beatrice, come se, in cuor suo, avesse sperato insieme a Dante che la bella musa ricambiasse i sentimenti dello scrittore.
Possiamo dire senza ombra di dubbio che Dante non ha solo dato vita a un poema destinato a diventare immortale, ma ha saputo nutrire la creatività di talmente tanti artisti nel mondo che, ancora oggi, a distanza di centinaia di anni, pittori, scrittori e scultori subiscono il fascino del mondo ultraterreno che questo sommo poeta è riuscito a creare.
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