Si può parlare davvero di genocidio per quanto sta succedendo in Palestina? Ecco il vero significato del termine e gli esempi di genocidi
Moltissime persone, come ha fatto anche Ghali sul palco di Sanremo, continuano a definire “genocidio” quello che sta commettendo Israele nei confronti della popolazione palestinese che, ormai ogni giorno, subisce bombardamenti e altri tipi di attacchi da parte delle forze armate israeliane. Ma si può davvero parlare di genocidio in queto caso? Che cosa indica esattamente questo termine? E quali sono stati i genocidi nella storia dell’umanità? Ecco la risposta a queste e ad altre domande sulla questione.
Amnesty International, un’organizzazione non governativa internazionale fondata nel 1961 che si propone di combattere le violazioni dei diritti dell’uomo compiute da governi, da organi che ne dipendano e da singoli funzionari che abusino dei loro poteri, di recente ha lanciato un monito a Israele e al resto parlando dichiarando che, a seguito delle continue stragi di civili che si stanno consumando in Palestina, “il rischio di genocidio è concreto e imminente”. I documenti e le prove a sostegno di Amnesty International sono moltissime, ma tante persone sono ancora reticenti a parlare di genocidio in questa situazione. Per quale motivo? Sarebbe invece corretto chiamare in questo modo la situazione che stiamo vivendo? Scopriamo cosa vuol dire e come è cambiato nel tempo questo termine, per cercare di trovare una risposta a tutti questi dubbi.
Raphael Lemkin, il primo a coniare il termine “genocidio“, nacque in Polonia da una famiglia ebrea. Nei suoi diari, dettagliò gli attacchi degli Ottomani contro gli Armeni, considerati da molti storici un genocidio, così come i pogrom antisemiti e altre violenze contro gruppi etnici specifici. Fu attraverso lo studio di questi eventi che Lemkin sviluppò la convinzione che tali popolazioni avessero bisogno di protezione legale.
Il 22 giugno 1941, la Germania Nazista invase l’Unione Sovietica. Durante la loro avanzata verso est, le unità SS, le forze di polizia e l’esercito tedesco perpetrarono atrocità così gravi che, nell’agosto 1941, il Primo Ministro britannico Winston Churchill si sentì costretto a rilasciare la seguente affermazione: “Siamo di fronte a un crimine innominabile“. Nel dicembre del 1941, gli Stati Uniti entrarono in guerra al fianco delle Forze Alleate. Lemkin, che era arrivato negli Stati Uniti come rifugiato nel 1941, ascoltò il discorso di Churchill e successivamente dichiarò che fu in parte in risposta a quella dichiarazione che coniò il termine “genocidio”.
I leader nazisti idearono una serie di politiche demografiche tese alla ristrutturazione forzata della composizione etnica dell’intera Europa, usando come strumento principale lo sterminio di massa. Tra queste politiche vi fu anche quella che prevedeva lo sterminio di massa di tutti gli Ebrei europei, oggi conosciuta con il termine Olocausto, nonché il tentativo di assassinare la popolazione zingara (Rom) del continente e quello di eliminare fisicamente le classi dirigenti di Unione Sovietica e Polonia. Tra queste azioni ve ne furono altre di scala più ridotta, ma che pure prevedevano il trasferimento forzato e lo sterminio, e che oggi verrebbero definite “pulizia etnica”. Nel 1944, Raphael Lemkin, che nel frattempo si era trasferito a Washington e aveva trovato lavoro presso il Ministero della Guerra statunitense utilizzò per la prima volta il termine genocidio, scrivendo all’interno del libro “Le Politiche di Governo dell’Asse in Europa”, nel quale l’autore cercò di documentare nel miglior modo possibile il disegno di occupazione e distruzione portato avanti in modo sistematico dai Nazisti nei territori occupati nel continente europeo.
Durante il periodo che va dal 20 novembre 1945 al primo ottobre 1946, il Tribunale Militare Internazionale istituito a Norimberga giudicò 22 dei principali leader della Germania Nazista per crimini contro la pace, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e cospirazione per commettere tali reati. Questo segnò la prima volta in cui, dopo un conflitto, furono istituiti tribunali internazionali per processare i leader di diverse nazioni. Il termine “genocidio” fu incluso nell’atto di accusa, ma in un contesto puramente descrittivo, privo di qualsiasi valore legale, ma quello di Norimberga fu il primo processo in cui si sentì utilizzare questo termine.
Nel dicembre del 1946, al termine dei processi, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconobbe il genocidio come un crimine ai sensi del diritto internazionale. Due anni più tardi, nel 1948, venne adottata la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, che descrive questo atto, commesso con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Da quel momento, il genocidio è stato considerato un crimine dalla comunità internazionale.
Per essere condannati per genocidio, l’accusato, che può essere un individuo o uno Stato, deve dimostrare non solo l’intenzione di commettere genocidio, ma anche di aver compiuto una o più delle seguenti azioni contro un gruppo: uccisioni di membri del gruppo, causato gravi danni fisici o mentali, inflitto condizioni “intese a provocarne la distruzione”, impedito nascite all’interno del gruppo o forzato il trasferimento di bambini da un gruppo a un altro. Gli accusati di genocidio devono essere processati o da un tribunale internazionale o nel luogo in cui si presume che il genocidio sia avvenuto.
Dal punto di vista legale, il genocidio si distingue dai crimini di guerra, che si verificano solo durante conflitti armati e includono l’uccisione volontaria, la presa di ostaggi e azioni che causano traumi o morte. I crimini contro l’umanità, invece, possono verificarsi in tempo di pace e includono omicidi, schiavitù e persecuzioni basate su fattori come genere, etnia o religione.
Tuttavia, sebbene tutti questi crimini possano coinvolgere un gran numero di persone, il genocidio è caratterizzato dall’essere diretto contro gruppi specifici di individui con l’intenzione di “distruggere quei gruppi del tutto o in parte“. Poiché il genocidio è un reato difficile da perseguire, la comunità internazionale tende a incriminare singoli individui per altri crimini.
Oltre all’Olocausto ci sono stati altri genocidi che hanno fatto la storia. Ecco quali sono.
Il 2 settembre 1998, il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda emise la prima condanna al mondo per il reato di genocidio: Jean-Paul Akayesu, sindaco di Taba, fu dichiarato colpevole di genocidio e crimini contro l’umanità per il suo ruolo nell’organizzazione e nella partecipazione diretta a tali crimini. Il trattato internazionale ratificato il 17 luglio 1998 istituì la Corte Penale Internazionale Permanente, incaricata di perseguire i reati di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Questo trattato confermò la definizione di genocidio introdotta dalla Convenzione del 1948 e ampliò la definizione dei crimini contro l’umanità, vietandoli sia in tempo di guerra che di pace. Nonostante i Tribunali Internazionali per l’ex-Jugoslavia e per il Ruanda e la Corte Penale Internazionale abbiano contribuito a stabilire precedenti legali e a investigare i crimini nella loro giurisdizione, perseguire e prevenire il genocidio rimangono compiti estremamente ardui.
Il 9 settembre 2004, il Segretario di Stato Colin Powell, di fronte alla Commissione per le Relazioni Estere del Senato, ha dichiarato per la prima volta nella storia dei governi degli Stati Uniti che una crisi in corso è da considerarsi un “genocidio”. Ha affermato senza esitazione: “Non abbiamo dubbi, io non ho dubbi, che il reato di genocidio sia stato commesso in Darfur, che il governo Sudanese e la milizia Janjawid ne siano responsabili e che tale genocidio sia tuttora in atto”.
Gli Stati Uniti hanno ufficialmente designato l’Isis (Stato islamico dell’Iraq e della Siria) come responsabile del genocidio contro yazidi, cristiani e musulmani sciiti nelle aree sotto il suo controllo in Siria e Iraq. Il segretario Kerry ha anche affermato che l’Isis ha commesso “crimini contro l’umanità e pulizia etnica” contro queste popolazioni e, in alcuni casi, contro i musulmani sunniti, i curdi e altre minoranze.
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