Milei si definisce un “anarco-capitalista”: cosa significa?

La dottrina anarco-capitalista risale al XX secolo ed è caratterizzata dallo scetticismo nei confronti dell’autorità statale

Per Javier Milei, il presidente dell’Argentina, la recente visita in Italia non è stata solo un’occasione per incontrare figure importanti come Papa Francesco o il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma anche per spiegare meglio agli italiani la sua visione della società. Nel corso di un’ospitata a Quarta Repubblica, programma condotto da Nicola Porro e trasmesso su Rete 4, il leader ha ribadito di essere un anarco-capitalista e ha espresso il proprio disprezzo nei confronti dello Stato, che ha definito “un’associazione criminale”, e della classe politica. “Di fatto, lo Stato è un’associazione criminale in cui un insieme di politici si mettono d’accordo e decidono di utilizzare il monopolio per rubare le risorse del settore privato”, ha affermato Milei. Per lui i politici rappresentano “il peggio della popolazione” e le riforme che sta portando avanti in Argentina mirerebbero proprio a “eliminare i furti della politica”.

Di fronte a queste dichiarazioni, vale la pena capire meglio in cosa consiste una posizione anarco-capitalista e quali conseguenze può avere su una società.

In cosa consiste l’anarco-capitalismo?

L’anarco-capitalismo è una dottrina nata nel XX secolo grazie a pensatori come Murray Rothbard e David Friedman, caratterizzata da un forte scetticismo nei confronti di ogni forma di autorità statale (della quale è auspicata l’abolizione) e da una visione positiva del libero mercato, sul quale non dovrebbero esserci ingerenze di alcun tipo. Il “cambiamento radicale” promosso da Milei punta proprio in questa direzione. Il presidente dell’Argentina vuole promuovere una competizione di mercato più libera ed è probabile che la sua proposta abbia ottenuto i consensi della parte della popolazione più stanca della corruzione diffusa nel Paese sudamericano. In linea con il suo pensiero anarco-capitalista, Milei ha promesso di ridurre la spesa pubblica e le strutture governative, estendere le privatizzazioni e svalutare il peso argentino.

Javier Milei
Javier Milei, il presidente dell’Argentina | EPA/Leonardo Kremenchuzky – Artepassante.it

In un sistema anarco-capitalista gli enti regolatori svolgono un ruolo marginale o persino nullo e ciò può portare a un accentramento del potere e delle ricchezze nelle mani di pochi, con l’inevitabile insorgenza di diseguaglianze sociali sempre più accentuate. Chi parte da una posizione forte, in termini di risorse e influenza, può senz’altro rafforzarla, ma i poveri rischiano di restare tali e di non poter sfruttare la nuova “libertà” per migliorare la propria posizione. L’assenza di una regolamentazione equa rende fin troppo facile la formazione di monopoli che rischiano di soffocare la concorrenza.

Le posizioni del governo anarco-capitalista di Javier Milei

Sul fronte della politica estera, l’anarco-capitalismo propone delle soluzioni isolazioniste, che puntano a proteggere gli interessi nazionali. In passato Milei ha dichiarato di non avere intenzione di avviare relazioni politiche con la Cina, entrare nei BRICS o nella New Development Bank. Inoltre, non è interessato ad avere rapporti con Luiz Inácio Lula da Silva, il presidente del Brasile, né a partecipare al Mercosur, il blocco regionale che coinvolge anche l’Uruguay e il Paraguay. Non vuole neppure avere a che fare con l’ambientalismo, perché lo considera un tema dell’agenda socialista, e ha più volte dimostrato di essere un negazionista dei cambiamenti climatici. Eleggendo Milei, gli argentini hanno scelto un deciso cambio di rotta rispetto al passato, le cui conseguenze, sia positive che negative, diventeranno evidenti solo nel prossimo futuro.

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