Vediamo la vita, lo stile e le opere più importanti e belle di uno dei più grandi pittori dell’espressionismo astratto: Mark Rothko
Mark Rothko è stato uno dei principali artisti dell’espressionismo astratto, riconosciuto per le sue opere di color field paintings prodotte tra il 1949 e il 1970. Questi dipinti, caratterizzati da un singolo colore o una palette limitata, presentavano forme rettangolari e rappresentavano una forma di espressione artistica intima nell’ambito della corrente sviluppatasi negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. Tra gli altri protagonisti di questa corrente figuravano Jackson Pollock, Willem de Kooning, Philip Guston, Arshile Gorky, Helen Frankenthaler, Cy Twombly, Joan Mitchell, Ad Reinhardt, Robert Motherwell, Hans Hofmann, e altri. Vediamo tutto quello che bisogna sapere a proposito di questo artista.
Opere, stile e molto altro: ecco chi era l’artista Mark Rothko
Nato in Lettonia, quando il paese faceva parte dell’Impero Russo, Mark Rothko emigrò negli Stati Uniti all’età di dieci anni con la sua famiglia, stabilendosi a Portland, Oregon. Le sue opere, in particolare i Color field paintings, riflettono l’inquietudine e il senso tragico della vita che lo accompagnò fino alla fine, poiché Rothko morì suicida. Nonostante i suoi successi artistici, condusse una vita modesta e riservata, pur essendo parte integrante degli ambienti culturali e artistici del suo tempo. Dopo la sua morte, i dipinti di Rothko hanno raggiunto prezzi record nelle aste, tanto che oggi è considerato uno degli artisti il cui valore in asta supera frequentemente decine di milioni di dollari.
Mark Rothko aspirava a creare un nuovo concetto di spazio pittorico, un’esperienza visiva completamente distinta dalle prospettive naturalistiche, impressioniste o cubiste. I suoi dipinti, spesso verticali e di grande formato, presentano rettangoli colorati fluidi e trasparenti, sovrapposti e concatenati. Questo spazio-colore può essere percepito come claustrofobico da alcuni, mentre per altri è irresistibile, capace di evocare atmosfere mistiche.
In contrasto con Jackson Pollock, che esprimeva vitalità e movimento attraverso il caos dei colori e dei gesti sulla tela, Rothko abbracciava una pittura essenziale, fatta di materia cromatica pura e luminosa. La sua arte contemplativa, guidata da un desiderio di misticismo, si concentrava sul valore spirituale del colore come fonte di percezione ed emozione. Per Rothko, l’arte doveva essere estasi o non essere affatto.
Pollock proiettava la sua interiorità sulla superficie dei suoi dipinti, mentre Rothko temeva che i suoi sentimenti potessero interferire con la sua ricerca di assoluto. Per questo motivo, si annullava e si concentrava su qualcosa al di là di sé stesso, qualcosa che aspirava ma che non riusciva mai a trovare appieno. Nei dipinti di Pollock, si percepisce la presenza dell’artista, mentre in quelli di Rothko ci si sente soli, condividendo la sua ricerca e formulando le stesse domande senza trovare risposte definitive.
Rothko, influenzato da una tensione neoromantica e debitore nei confronti del tedesco Friedrich, dedicò la sua intera esistenza alla contemplazione di uno spazio infinito e ideale. Questo spazio si manifestava a lui talvolta come un cielo puro e rasserenante, altre volte come bagliori di luce mistica. La sua pittura, definita da Harold Rosenberg come “il versante teologico dell’Espressionismo astratto“, rappresentava una ricerca umana ed esistenziale, non limitata alla sfera del sacro.
Sebbene Rothko non si considerasse religioso, i suoi dipinti appaiono come manifestazioni del divino attraverso luce e colore. Il suo commento che le sue opere “distruggono l’illusione e rivelano la verità” suggerisce indirettamente questa interpretazione. I suoi dipinti non solo creavano una nuova estetica, ma miravano anche a suscitare reazioni emotive e inconsce. Rothko stesso sottolineava che il fatto che molte persone fossero profondamente turbate e commosse di fronte ai suoi dipinti dimostrava la capacità di entrare in contatto con emozioni umane fondamentali.
Le opere di Mark Rothko sono custodite in musei di tutto il mondo, ma i più importanti capolavori si trovano negli Stati Uniti. Collezioni significative dell’artista americano sono presenti alla National Gallery of Art di Washington, al MoMA di New York, al Metropolitan Museum of Art, al Guggenheim, al MOCA di Los Angeles, al Museum of Fine Arts di Houston, al Whitney Museum of American Art di New York, al Portland Art Museum, e al San Francisco Museum of Modern Art. La Rothko Chapel di Houston, che ospita quattordici dipinti site-specific dell’artista, rappresenta un luogo unico per conoscere il suo lavoro.
Al di fuori degli Stati Uniti, le opere di Rothko sono presenti alla Tate di Londra, al Guggenheim di Bilbao, al Centre Pompidou di Parigi e alla Fondation Beyeler di Basilea. Quest’ultimo museo svizzero ospita uno dei più importanti insiemi di opere di Rothko al di fuori degli Stati Uniti e nel 2020 ha organizzato una mostra significativa sull’artista. Inoltre, a Daugavpils, in Lettonia, la città natale di Rothko, si trova il Rothko Center, un istituto a lui intitolato che espone una collezione permanente delle sue opere e organizza regolarmente mostre ed eventi. Ma quali sono le sue opere più importanti?
Negli anni ’50, Mark Rothko sviluppò la sua tecnica unica, dando vita ai suoi capolavori più famosi. Opere come “Senza titolo. Lavanda e verde” del 1952, “No.17“, conosciuta anche come “Green on Blue on Blue” del 1957, e “Arancione, rosso, giallo” del 1961, sono valutate milioni di dollari oggi e gli permisero di abbandonare l’insegnamento presso il Brooklyn Jewish Academy Centre e la California School of Fine Arts di San Francisco durante i periodi estivi.
L’ascesa di Rothko continuò senza sosta, con mostre al MoMa e all’Art Institute di Chicago. In questi anni, l’artista fu per la prima volta rappresentato dal gallerista Sidney Janis, il che portò a guadagni significativi, anche se il successo lo colse in modo complesso, accompagnato da sensi di colpa profondi.
Nel 1958, Ludwig Mies van der Rohe commissionò a Rothko una serie di dipinti su tela di grandi dimensioni per il ristorante Four Seasons nel Seagram Building di New York, frequentato da personaggi famosi come Jacqueline Kennedy. Tuttavia, Rothko non fu felice di vedere le sue opere come sfondo di una sala da pranzo e ne consegnò nove alla Tate Gallery.
La sua ultima grande opera fu la Cappella Rothko a Houston, originariamente chiamata Cappella De Menil. Progettata inizialmente dall’architetto Philip Johnson e commissionata da John e Dominique de Menil, la cappella è adornata con 14 dipinti neri sfumati. La struttura, costruita in mattoni con pareti in stucco grigio o rosa e un lucernario per la luce diffusa, ha una forma ottagonale iscritta in una croce greca.